
Saronno-Legnano senza il suo pubblico: il calcio si gioca, ma in sordina
SARONNO – Nel ventre torbido dell’Eccellenza lombarda si consuma, in questa domenica che s’annuncia gravida di pathos e recriminazione, la penultima fatica d’un campionato che ha ancora molto da dire, ma che purtroppo potrà dirlo a pochi. Al Colombo-Gianetti di Saronno, tempio umile ma sentito di passioni calcistiche provinciali, andrà in scena il confronto più atteso: FBC Saronno contro Legnano, storia di rivalità e confini a cavallo del Sempione. Tuttavia, la partita sarà zoppa d’animo: vietato l’accesso ai residenti nella provincia di Milano.
La decisione, presa con l’impersonalità fredda che contraddistingue i comunicati prefettizi, taglia fuori in un sol colpo la stragrande maggioranza dei sostenitori lilla e, con un colpo di rimbalzo, pure quei saronnesi che per sorte o convenienza abitano nel vicino milanese. È il calcio moderno che si traveste da custode dell’ordine pubblico e si dimentica che le sue radici affondano nel popolo, nel tifo, nella voce che vibra sugli spalti.
E dire che l’eco del match non poteva essere più forte: domenica 27 aprile, alle 15.30, calcio d’inizio per una sfida che sa di derby e di vecchie ruggini. Lo stadio, però, risuonerà di silenzi più che di cori, e il brivido sarà per pochi intimi.
Così recita il comunicato dell’FBC Saronno, che si piega al volere dell’autorità: «Come da disposizione del prefetto di Varese, in occasione della partita è stato disposto il divieto di vendita dei biglietti ai residenti nella provincia di Milano». La nota continua con burocratica precisione, ma ciò che manca è l’anima del calcio: la gente.
Non è la prima volta che i destini incrociati delle due tifoserie finiscono sotto la lente dell’ordine pubblico. Già all’andata, al “Giovanni Mari” di Legnano, i tifosi saronnesi erano presenti in numero esiguo, e solo quelli residenti in provincia di Como riuscirono a far sentire il loro flebile grido tra le mura ospiti.
In fondo, quello che resta è un sapore amaro: un calcio depotenziato, ridotto a rappresentazione sorda, orfana delle sue voci più genuine. Il campo parlerà comunque, ma l’urlo del gol si perderà nel vuoto. E allora, a chi giova questa partita giocata in penombra? Ai puristi della sicurezza, forse. Ma di certo non ai poeti del pallone.