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Calcio malato: arresti per l’omicidio dello storico capo ultras della Curva Nord dell’Inter

11 aprile 2025 | 15:24
Calcio malato: arresti per l’omicidio dello storico capo ultras della Curva Nord dell’Inter

Milano, il volto oscuro del tifo: omicidio Boiocchi, faida tra ultras per soldi e potere

MILANO – Nel cuore malato del calcio italiano esplode un’altra verità inquietante. Non è solo un gioco, non è solo passione: è potere, denaro e sangue. L’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo ultras della Curva Nord dell’Inter, ucciso a colpi di pistola la sera del 29 ottobre 2022 a Figino, non è stato un regolamento di conti tra criminali qualunque. È l’ennesimo episodio di una guerra intestina tra clan del tifo organizzato, un microcosmo dove la legge della curva si scrive con i soldi e si impone con le armi.

L’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Milano e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari. Arrestati i mandanti, gli organizzatori e i due sicari del brutale agguato. Dietro tutto, secondo la Procura, c’è un nome che brucia come benzina sul fuoco: Andrea Beretta, successore di Boiocchi e oggi collaboratore di giustizia, già finito in manette per l’omicidio del boss ‘ndranghetista Antonio Bellocco e per l’inchiesta “Doppia Curva”, che ha alzato il velo sulle infiltrazioni mafiose nel tifo organizzato di Inter e Milan.

Beretta ha scelto di parlare, e le sue dichiarazioni hanno svelato il retroscena di una Curva che di sportivo non ha più nulla: faide interne per la spartizione degli incassi derivanti da merchandising illegale, parcheggi abusivi, biglietti, droga e controllo del territorio. Un’economia parallela che trasforma lo stadio in un’arena di potere criminale.

Il killer è stato catturato in Bulgaria, sulle sponde del Mar Nero. È lui che ha premuto il grilletto della pistola Luger calibro 9, sparando cinque colpi, due dei quali hanno tolto la vita a Boiocchi, da poco uscito di galera dopo 26 anni dietro le sbarre.

La conferenza stampa fissata alle 17 al Palazzo di Giustizia di Milano servirà a illustrare i dettagli dell’operazione. Ma la vera domanda resta sul tavolo: quanto ancora il calcio italiano sarà ostaggio di questi poteri criminali?

Dietro le coreografie e i cori, dietro la passione dei tifosi veri, si muove un sottobosco marcio che nulla ha a che fare con lo sport. È tempo di guardare in faccia la realtà: il calcio, se non si libera da queste logiche di violenza e malaffare, continuerà a essere il campo di battaglia di chi lo usa solo per guadagno e dominio.