
NOVARA – Ah, l’ennesima parabola del calcio che si sporca le mani nell’oro e poi inciampa nel fango. A Novara, tra le nebbie che avvolgono il Ticino, esplode il caso Guido Presta: presidente della Novaromentin, club di Serie D cresciuto con l’arroganza di chi gioca col denaro come fosse sabbia tra le dita. L’accusa è pesante: riciclaggio. E non si parla di spiccioli, ma di un ingranaggio oliato a suon di bonifici sospetti e fatture che esistono solo sulla carta.
La squadra, nata dalla fusione tra Rg Ticino e Pro Novara, era diventata un piccolo miracolo sportivo, con giocatori pagati come stelle nonostante il dilettantismo. Troppo bello per essere vero, hanno pensato gli inquirenti, che hanno seguito il filo dei soldi fino a scoprire un tesoro sommerso: bonifici da soggetti senza redditi adeguati, conti che non tornano, società fallite che rispuntano come fantasmi. E così, dopo mesi di indagini, il colpo di scena: arresti domiciliari per il presidente, sequestri per 200mila euro, un Rolex Daytona che brilla tra i sigilli, banconote di mezzo mondo fiutate dal cane cash-dog Loltan, e altri 17 indagati a vario titolo.
Non è la prima volta che il nome di Presta finisce sotto i riflettori: già a ottobre, un’inchiesta per frode fiscale aveva fatto tremare le casse della Novaromentin, con sequestri per 95 milioni di euro. Nel giro c’era anche Franco Caressa, ex vicesindaco e ora consigliere di Fratelli d’Italia, nonché dirigente del club. La scalata della Novaromentin, partita dalla Seconda Categoria nel 2017 e ora seconda in Serie D, nascondeva insidie più grandi di un derby giocato col coltello tra i denti.
Ora il calcio dilettantistico italiano si ritrova con l’ennesima storia di soldi facili e ambizioni senza freni. Perché alla fine, anche nei campetti di provincia, l’avidità corre più veloce di un centravanti in fuga verso la porta.