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Il Superbollo Auto: una tassa demenziale che fa perdere soldi allo Stato Italiano

13 febbraio 2025 | 09:38
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Il Superbollo Auto: una tassa demenziale che fa perdere soldi allo Stato Italiano

Una tassa che continua a far perdere gettito fiscale e che non è mai stata abolita

MILANO – C’è una tassa, introdotta nel 2011, che invece che generare entrate per lo Stato italiano sta facendo perdere soldi su soldi all’erario.  Stiamo parlando del Superbollo, tassa introdotta in Italia nel 2011 dal governo Berlusconi IV, con il decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito nella legge n. 111/2011.

L’obiettivo principale era quello di aumentare il gettito fiscale per contrastare la crisi economica e ridurre il deficit pubblico. Il superbollo colpiva le auto con una potenza superiore ai 225 kW (306 CV) con un’addizionale di 10 euro per ogni kW eccedente.

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Successivamente, con il governo Monti, nel 2012, l’importo del superbollo è stato raddoppiato a 20 euro per ogni kW oltre i 185 kW (252 CV), ampliando la platea di auto soggette alla tassa.

Diversi studi hanno oggi evidenziato che questa tassa ha avuto effetti negativi sul mercato automobilistico. Ad esempio, nel 2017, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae) ha stimato che il superbollo abbia comportato una perdita di gettito per l’erario di circa 120 milioni di euro all’anno, a causa della diminuzione delle vendite di auto potenti e della conseguente riduzione delle entrate derivanti da IVA e altre imposte.

Inoltre, secondo Federcarrozzieri, il superbollo ha provocato distorsioni nel mercato, come la riduzione delle vendite di auto potenti e l’aumento dei “falsi leasing”, ovvero veicoli con targa estera utilizzati per evitare il pagamento della tassa.

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Pertanto, sebbene il superbollo abbia generato entrate per lo Stato, ha anche causato perdite economiche significative, sia in termini di mancati introiti fiscali che di effetti negativi sul mercato automobilistico.

In particolare come non sottolineare un drastico calo nelle vendite di auto sopra i 185 kW (252 CV). Le case automobilistiche hanno registrato una riduzione delle immatricolazioni di modelli sportivi e di lusso e molti acquirenti hanno preferito auto con potenza inferiore per evitare la tassa.

Sebbene il superbollo abbia generato entrate dirette per lo Stato, ha anche ridotto il gettito fiscale in altri modi: meno IVA sulle vendite di auto nuove: il calo delle immatricolazioni ha ridotto il gettito IVA e altre imposte connesse. Meno entrate da bollo e IPT: meno auto di grossa cilindrata significano meno incassi per lo Stato. Inoltre un effetto negativo sul mercato dell’usato: il valore residuo di molte auto potenti è crollato, riducendo le compravendite e il gettito fiscale collegato.

Per evitare la tassa, molti proprietari di auto potenti hanno immatricolato i veicoli in altri Paesi europei (soprattutto Germania). Questo ha portato a una perdita di gettito fiscale per lo Stato, favorendo il fenomeno dei “falsi leasing”: auto con targa estera, ma utilizzate in Italia per eludere il pagamento del superbollo.

Milano Auto Classica 2020

Il superbollo ha inolttre influenzato la scelta dei modelli, con molte case automobilistiche che hanno iniziato a produrre auto con potenze vicine al limite dei 185 kW, creando un mercato artificiale attorno a questa soglia.

Molti gli effetti negativi su settori correlati: autosaloni e concessionari hanno visto ridurre le vendite di auto di fascia alta. Officine e meccanici specializzati in auto sportive e di lusso hanno subito un calo della clientela. Il superbollo, nato per aumentare le entrate statali, ha invece causato più danni che benefici, penalizzando il mercato automobilistico e riducendo il gettito fiscale complessivo.

Mentre altri Paesi usano sistemi basati su emissioni e cilindrata, il superbollo italiano è una delle tasse più penalizzanti in Europa per le auto potenti. In molti Paesi, le imposte sono alte ma più proporzionate e meno dannose per il mercato dell’auto.