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Tanti Auguri Gigi Riva

7 novembre 2024 | 11:11
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Tanti Auguri Gigi Riva

Da Legnano al Cagliari per diventare leggenda

LEGNANO – A narrar della vita di Luigi Riva, detto Gigi, bisogna procedere con l’attenzione e il rispetto che si deve ai miti autentici del pallone, poiché Riva non è stato solo un calciatore, bensì una leggenda a cui il popolo di Sardegna ha donato il cuore, e l’Italia tutta ha concesso l’onore di un amore raro, pieno di devozione. Riva, lombardo di nascita e sardo per adozione, portava un talento puro, genuino come il vento che spazza le isole, e violento come il mare che vi si schianta contro in furia e passione.

Cresciuto tra i prati duri di Leggiuno, sul Lago Maggiore, era un ragazzo di estrazione operaia, figlio di un destino modesto, di quelli a cui il calcio regala uno spiraglio di nobiltà che non si conquista nelle aule o nei palazzi, ma sul campo, con il pallone tra i piedi. Giovanissimo arriva al Legnano in serie C.

L’epopea di Gigi Riva inizia da Legnano, e di questa città lombarda Riva conserva il marchio. A Legnano, Gigi arriva ragazzo, pelle e ossa, con la fame negli occhi e la determinazione che solo i veri campioni custodiscono. Siamo nei primi anni ’60, e il giovane Riva, con il sinistro già armato di un talento unico, fa vedere sprazzi di quello che sarà un mito, un simbolo.

Legnano per Riva non è soltanto una tappa di passaggio, ma un inizio fatto di sudore e gavetta in una squadra modesta ma dignitosa, che lo temprerà per gli anni a venire. Gioca tra i giovani, poi tra i grandi, e subito emerge con quel sinistro prepotente, un piede capace di incenerire le reti e di smuovere gli spalti.

Legnano è per Gigi Riva una scuola di vita, dove impara il rigore, la disciplina e il sacrificio, qualità che non lo lasceranno mai, neppure quando sarà osannato dai tifosi di tutta Italia. Da Legnano, Gigi si sposta presto verso altre mete, con un sogno sempre più grande, ma sarà proprio quel periodo a fargli comprendere l’importanza di restare fedeli alle proprie radici. È qui che il giovane Riva scopre il calcio vero, e su quei campi di provincia, tra pozzanghere e tribune modeste, si forgia il cuore di un campione, che mai dimenticherà le sue origini.

L’esperienza legnanese è un passaggio fondante per Riva, uno di quegli snodi che, visti retrospettivamente, tracciano il cammino di un campione che ha costruito la sua storia nel sacrificio e nell’orgoglio di un calcio che ancora, a quei tempi, parlava di appartenenza e di passione autentica.

Gigi Riva Cagliari Scudetto 1970

Poi viene arruolato dal Cagliari, dove approda in un periodo di perenne affanno e speranza, una squadra che rappresenta l’orgoglio e la fame di rivalsa della Sardegna stessa. È il 1963, e l’isola è lontana da tutto, persino dalla sua Italia. Riva, giovane e dal sinistro micidiale, arriva per ridisegnare le sorti di quel club isolato e per costruire una storia memorabile.

Era un attaccante che metteva in soggezione i difensori con quella sua corsa dinoccolata e il sinistro di tempesta, un piede mancino che diventava saetta, mortifero e preciso, come un fendente sardo. I suoi gol, balistici e impietosi, erano i gesti di un uomo che in campo sembrava combattere una battaglia personale. Non era tecnica raffinata, ma potenza e cuore, muscoli e genio d’istinto. I sardi lo accolsero con un trasporto popolare quasi mistico, e lui, legando il suo nome a quel Cagliari, capì che quel legame andava oltre il pallone: era appartenenza, era orgoglio reciproco.

Gigi Riva Cagliari Scudetto 1970

L’apice arriva nel 1970, quando Cagliari si trasforma, sotto la guida del leggendario Manlio Scopigno, nella macchina perfetta che strappa lo scudetto ai grandi del nord. In quell’anno, Gigi Riva, detto Rombo di Tuono, è l’incarnazione dell’eroe. Con i suoi gol, Riva porta Cagliari alla vetta del campionato italiano, spazzando via scetticismo e pregiudizi, facendo crollare la cattedrale del nordismo calcistico. Con la maglia azzurra della Nazionale, Riva tocca ulteriori vette, segnando in ogni angolo d’Europa e facendosi portabandiera di un’Italia proletaria e vigorosa, in cui ognuno riconosceva il sacrificio e la lotta quotidiana.

gigi riva

Gigi non lasciò mai Cagliari, per rispetto e fedeltà alla terra e al popolo che lo avevano eletto a loro campione. Ebbe il coraggio, raro e inaudito, di dire “no” al Milan, alla Juventus, al calcio milanese che avrebbe significato gloria e denaro. Perché Gigi Riva era l’antidivo, un guerriero leale a un credo, a un’isola che lo aveva fatto sentire a casa.

gigi riva

Se si dovesse riassumere Gigi Riva in un’immagine, sarebbe quella di una figura nobile e scontrosa, un cavaliere errante che non ha cercato i riflettori ma li ha inevitabilmente dominati. Riva, nei suoi silenzi e nelle sue poche parole, ci ha insegnato che la grandezza sta nell’onore e nella fedeltà, nei gesti di un uomo che non si piega alle lusinghe ma si dona alla storia.

Gigi Riva