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Cerro Maggiore: aggredì arbitro, tre anni di squalifica!

15 novembre 2024 | 15:00
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Cerro Maggiore: aggredì arbitro, tre anni di squalifica!

Calcio e violenza a cerro Maggiore. Punizione esemplare del giudice sportivo

CERRO MAGGIORE – Ahinoi, nemmeno il candido orizzonte dell’oratorio è immune da turpitudini d’una scena che dovrebbe insegnare calcio e rispetto. Siamo a Cerro Maggiore, là dove l’erba calcistica spesso si mescola alla polvere dell’amicizia e del fair play. Ma domenica 10 novembre, sul campo dei cerresi, è andata in scena una pagina buia del calcio dilettantistico.

Al minuto quindici del secondo tempo, durante l’incontro tra Oratorio Cerro Maggiore e San Luigi Pogliano, l’arbitro Luca Panetti di Legnano, dopo reiterate proteste, ha deciso per l’espulsione dell’allenatore del Cerro. A quella notifica, come per una vampata d’irrazionale furore, il tecnico ha perso la bussola: prima uno schiaffo, poi un calcio basso, vile e doloroso, contro il giovane direttore di gara, che, preso alla sprovvista, ha dovuto indietreggiare.

Non bastasse il primo impeto, l’allenatore ha cercato di colpire ancora l’arbitro, senza però riuscirvi grazie all’intervento dei giocatori, che hanno improvvisato una linea difensiva degna di miglior causa. La gara, com’era inevitabile, è stata sospesa. Negli spogliatoi, tuttavia, il mister ha rincarato la dose, tentando nuovamente l’aggressione e proferendo insulti che sanno più di strada che di sport.

Non poteva che essere severa la mano del giudice sportivo. Il tecnico è stato squalificato fino al 17 novembre 2027, ben tre anni lontano dai campi di gioco: una punizione esemplare, che non risarcisce l’onore ferito del calcio, ma lancia un messaggio chiaro. Alla società A.S.D. Oratorio Cerro Maggiore è stata inoltre inflitta un’ammenda di 100 euro, con l’obbligo di coprire eventuali spese mediche per il danno arrecato al direttore di gara.

A Cerro Maggiore, la partita doveva essere occasione di festa, aggregazione e, perché no, di rivalità sana tra dilettanti. Invece, si è trasformata in una rissa verbale e fisica degna di peggior cronaca. Non è solo l’allenatore a uscire sconfitto: il suo gesto getta un’ombra sul senso stesso di un calcio che dovrebbe educare, non alimentare pulsioni violente.

Il tecnico cerrese ha perso molto di più di una partita: ha perso l’opportunità di essere guida, esempio, maestro. E il calcio, in questo frammento di Terza Categoria, si scopre più fragile e amaro. Che il campo torni presto a essere campo e non arena, e che episodi come questo restino un’eccezione da dimenticare.