VATTENE!!!!!!!!!!!!!!

Ecco cosa ne pensiamo della FIGC e soprattutto del suo presidente!

MILANO – Gabriele Gravina è dal 22 ottobre 2018 presidente della FIGC: eletto al primo scrutinio con il 97,20% dei voti, uno dei dati più alti nella storia, per la parte finale del quadriennio olimpico 2017/2020, è stato poi rieletto il 22 febbraio 2021 con il 73,45% dei voti (l’altro candidato Cosimo Sibilia si è fermato al 26,25%) per il quadriennio 2021 / 2024.

Il 20 aprile 2021 è stato inoltre eletto membro del Comitato Esecutivo UEFA, ricevendo 53 preferenze su 55 e risultando il più votato tra i candidati.  Due anni più tardi, il 5 aprile 2023, è stato nominato vicepresidente del massimo organismo calcistico europeo.

La presidenza di Gabriele Gravina alla guida della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) è stata, sin dal suo inizio, fonte di accese discussioni e polemiche. Gravina, eletto presidente nel 2018, ha promesso riforme significative e un rinnovamento nel calcio italiano. Tuttavia, a distanza di anni, è lecito domandarsi: quali di queste promesse sono state mantenute? E quali invece sono rimaste parole vuote?

Una delle critiche principali mosse a Gravina riguarda l’inefficienza nel realizzare le riforme promesse. Nonostante la retorica ambiziosa, molte delle iniziative annunciate sono rimaste sulla carta. Ad esempio, la riforma dei campionati, che avrebbe dovuto ridurre il numero di squadre professionistiche per migliorare la qualità del calcio italiano, è ancora in fase di stallo. Il sistema delle licenze, che avrebbe dovuto garantire una gestione finanziaria più oculata dei club, ha visto applicazioni incoerenti e spesso inefficaci.

L’introduzione della tecnologia VAR (Video Assistant Referee) è stata salutata come una grande innovazione per il calcio, ma sotto la gestione di Gravina, l’implementazione della VAR in Italia è stata tutt’altro che perfetta. Decisioni controverse, lunghi tempi di revisione e una mancanza di trasparenza hanno minato la fiducia dei tifosi e degli addetti ai lavori nella capacità della FIGC di gestire correttamente questa tecnologia. Gravina ha spesso difeso la VAR, ma le evidenti falle nel sistema sollevano interrogativi sulla sua leadership.

Un altro punto di critica è la gestione dei rapporti tra la FIGC e le leghe professionistiche. La Serie A, in particolare, ha spesso mostrato segni di insoddisfazione per le decisioni della Federazione. I conflitti tra Gravina e i presidenti delle società di calcio hanno evidenziato una mancanza di unità e visione comune, che ha ulteriormente complicato la gestione del calcio italiano. La capacità di mediazione di Gravina è stata messa in discussione, con molti che ritengono che la sua leadership abbia portato più divisioni che soluzioni.

Se da un lato il trionfo dell’Italia agli Europei 2020 sotto la guida di Roberto Mancini è stato un momento di gloria per il calcio italiano, dall’altro è lecito chiedersi quanto di questo successo sia realmente attribuibile alla gestione di Gravina.  La mancata qualificazione ai Mondiali 2022 ha evidenziato ancora una volta le profonde lacune del sistema. Adesso fuori contro la Svizzera agli europei.

La presidenza di Gabriele Gravina alla FIGC è stata caratterizzata da promesse non mantenute, riforme incomplete e una gestione controversa delle tecnologie e delle risorse. Nonostante alcuni successi isolati, come la vittoria agli Europei, il bilancio complessivo della sua leadership solleva numerosi dubbi e critiche. Il calcio italiano merita una guida più decisa e competente, capace di affrontare le sfide del futuro con visione e determinazione. I tifosi italiani non possono più permettersi di aspettare.

La formazione dei giovani talenti è carente, i club preferiscono acquistare giocatori stranieri piuttosto che investire nei settori giovanili, e la FIGC non è riuscita a invertire questa tendenza. La Nazionale italiana merita una federazione che sappia valorizzare e coltivare il talento locale, garantendo un futuro sostenibile e di successo. La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) è una delle istituzioni più antiche e rispettate nel mondo del calcio, ma negli ultimi anni è diventata sinonimo di inefficienza, corruzione e mancanza di visione. La gestione della FIGC ha suscitato numerose critiche, non solo dai tifosi, ma anche dagli addetti ai lavori e dagli stessi protagonisti del calcio italiano.

Il calcio italiano è infatti un mosaico complesso che va ben oltre la Serie A e la Nazionale. Al cuore di questo mosaico ci sono le società minori, che rappresentano la linfa vitale del movimento calcistico nazionale. Tuttavia, negli ultimi anni, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha dimostrato una grave inadeguatezza nel controllare e supportare queste società, contribuendo a una crisi sistemica che minaccia la base stessa del calcio italiano.

Le società minori spesso operano con budget limitati e risorse scarse. La FIGC, invece di offrire un supporto concreto, ha mostrato una preoccupante mancanza di supervisione finanziaria. Questo ha portato a casi frequenti di bancarotta, cattiva gestione e pratiche finanziarie opache. Troppo spesso, club con una lunga storia si trovano a chiudere i battenti o a retrocedere per problemi economici che avrebbero potuto essere evitati con una gestione più oculata e controlli più rigorosi da parte della federazione e ne sappiamo qualcosa anche qua a LEGNANO.

Le società minori svolgono un ruolo cruciale nella formazione dei giovani talenti. Tuttavia, la FIGC non ha saputo fornire il supporto necessario per garantire un ambiente di crescita adeguato. I settori giovanili sono spesso trascurati, con infrastrutture inadeguate e programmi di allenamento insufficienti. La mancanza di investimenti e di una strategia chiara per lo sviluppo giovanile ha portato a una situazione in cui molti giovani promettenti non riescono a emergere, danneggiando il futuro del calcio italiano.

Le società dilettantistiche sono forse quelle che soffrono di più. Operando spesso grazie al volontariato e alle donazioni locali, queste realtà sono fondamentali per il tessuto sociale e sportivo delle comunità. Eppure, la FIGC sembra averle dimenticate. La mancanza di sostegno finanziario, strutturale e normativo ha portato molte di queste società a lottare per la sopravvivenza. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato queste difficoltà, mettendo in luce l’assenza di un piano di emergenza e di supporto da parte della federazione.

La disparità tra la Serie A e le serie minori è diventata sempre più evidente. Mentre i club di vertice continuano a prosperare grazie ai diritti televisivi e agli sponsor, le società minori lottano per sopravvivere. La FIGC non è riuscita a creare un sistema di redistribuzione delle risorse che possa aiutare a colmare questo divario. Un calcio nazionale sano necessita di una base solida e ben supportata, ma la politica della FIGC sembra concentrarsi esclusivamente sulle esigenze delle grandi società.

Il fallimento della FIGC nel controllare e supportare adeguatamente le società minori è un problema grave che richiede un intervento immediato. La federazione deve assumersi la responsabilità di garantire che tutte le società, indipendentemente dal loro livello, ricevano il supporto e i controlli necessari per operare in modo sostenibile e trasparente. Senza un cambiamento radicale nelle politiche e nelle pratiche della FIGC, il futuro del calcio italiano rimane in serio pericolo. Le società minori sono la spina dorsale del nostro sport e meritano di essere trattate con la serietà e il rispetto che richiedono.