La festa della Repubblica Italiana e il Tricolore

2 giugno 2024 | 07:37
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La festa della Repubblica Italiana e il Tricolore

Con Carmelo Calabrò andiamo a conoscere la storia della bandiera italiana

LEGNANO – Il 2 giugno è una grande festa Nazionale, per il ricordo della nascita della Repubblica Italiana. Una festa simbolo di rinascita. Un lungo cammino iniziato il 2 giugno 1946, giorno della grande svolta, in cui si svolse il Referendum popolare, all’insegna della speranza e della rinascita (in effetti dal dopoguerra , fra tanti guai, vi era un paese intero da ricostruire, e lo Stato non poteva farcela da solo, serviva il contributo di tutti) che segnò l’inizio delle vita italiana repubblicana, dopo gli eventi bellici, la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale.

Indetto per scegliere la forma istituzionale dello Stato, portò i cittadini alla urne a scegliere tra la forma istituzionale di governo della monarchia e quella della repubblica – proprio il 2 e 3 giugno 1946 – che dette un risultato favorevole alla seconda. Il Referendum venne esteso per la prima volta anche alle donne e quindi per la prima volta in Italia si ebbe una votazione a suffragio universale. Nella stessa occasione gli italiani vennero chiamati ad eleggere anche i rappresentanti dell’Assemblea Costituente che doveva dirigere la nuova Carta Costituzionale Italiana, poi entrata in vigore il primo gennaio 1948, diventando la legge fondamentale della nostra Repubblica Italiana, ispirazione ad un mondo e a una società soprattutto più libera e più giusta.

Nasceva allora una nuova Italia e il nostro popolo, a partire da una condizione di grande sofferenza, da una scellerata avventura di odio, follia e di guerra, unito intorno ai valori morali e civili di portata universale, iniziò a costruire il proprio futuro, con tenacia, spirito di sacrificio e senso di appartenenza. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino per cambiare, tra tensioni sociali e politiche, il volto del nostro Paese e lo rese, con la spinta del progresso più moderno e più giusto.

Milite Ignoto

Nel rispetto della tradizione, le celebrazioni e la programmazione, per ricordare l’anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana, e i festeggiamenti, iniziano, ogni anno, a Roma, la mattina del 2 giugno, data importantissima, per il nostro Paese. Ad aprire la manifestazione è l’Alzabandiera presso l’Altare della Patria, con la deposizione di una corona d’alloro, in omaggio alla Tomba del Milite Ignoto, da parte del Presidente della Repubblica Italiana, accompagnato dalle più alte cariche dello Stato, e tutti i vertici delle Forze Armate, alla presenza di migliaia di cittadini provenienti da ogni parte d’Italia, e di tante Associazioni Combattistiche e d’Arma, Protezione Civile, e delle professioni sanitarie e autorità civili e religiose, unitamente ai Gonfaloni delle Regioni, Province e Comuni italiani.

Una cerimonia significativa, con dei valori scolpiti nella nostra Carta Costituzionale, un tripudio di emozioni, con i corazzieri schierati in due ali, in uniforme di gala, con elmo, corazza, stivaloni e sciabola, e con reparti interforze di militari e forze di polizia schierati, davanti al complesso Monumentale Nazionale del Vittoriano, a piazza Venezia, sotto l’insegna del Tricolore, simbolo della nostra identità Nazionale.

Dietro a questi tre colori rosso, bianco e verde, della nostra bandiera, c’è la storia dell’Italia. Vivi colori, che durante la cerimonia del 2 giugno, sulle note del silenzio, in ricordo di tutti i Caduti, vengono disegnati (dopo la significativa e tradizionale parata dei corpi armati militari e non armati, al suono della bande militari, lungo la via dei Fori Imperiali), dal volo degli aerei della Pattuglia Acrobatica Nazionale, le suggestive Frecce Tricolori, che tingono il cielo con una lunga scia, verde, bianca e rossa, “un grande abbraccio Tricolore”, sorvolando l’Altare della Patria, e la Città Eterna.

E’ un’ anniversario, solenne, della nostra Repubblica, dove la bandiera italiana, veste perfino il Colosseo, la facciata più alta del dell’Anfiteatro Flavio con un drappo Tricolore di circa duemila metri quadrati. Un segno di unità, solidarietà e speranza, Un segno che vuole onorare la memoria, e rendere omaggio agli atti di sacrificio ed eroismo dei nostri Padri, e gratitudine e plauso nei confronti di tutti gli uomini e donne che indossano una divisa impegnati per la difesa e sicurezza del Paese e al tempo stesso per esprimere i sentimenti ed ideali di appartenenza alla nostra Patria di tutto il popolo Italiano.

Il 2 giugno è la massima ricorrenza Nazionale. E come ogni anno, particolamente significativa a testimoniare la cornice della cerimonia, è il nostro Tricolore, la nostra bandiera simbolo dell’Italia, e che come ogni simbolo, certamente ha i suoi segreti, curiosità, storie e valori importanti, a volte sconosciute o poco note.

Le Frecce Tricolori ad Arona

Ma qual’ è la storià della bandiera Italiana, e come e perché si giunse particolarmente ad essa?

Non si sa precisamente quando fu utilizzata per la prima volta, e il perché furono minuziosamente scelti fin dall’inizio i tre colori nazionali che la compongono, verde, bianco e rosso, e curiosamente i suoi significati. Sull’argomento, di interesse storico, si è discusso molto. E’ un discorso complesso e delicato. Molte ipotesi, dibattiti, anche se in termini molto diversi, e nulla di certo.

Secondo alcuni, in un’opinione in chiave patriottica, il colore bianco rappresentava le nevi perenni delle nostre Alpi, il verde l’erba dei prati e della pianura della Val Padana, il rosso, la passione e il sangue dei martiri, degli eroi, dei nostri soldati morti nelle tragiche guerre. Quando ci sia di vero, quanto sia di valenza simbolica o leggenda, è difficle stabilirlo.

Comunque, su questo tema particolare, di elementi simbolici, hanno profuso, lungamente, molte rime anche poeti e grandi personaggi, come GiovanniPascoli, AdaNegri, RenzoPezzani.

In particolar modo il 7 gennaio 1897 a Reggio nell’Emilia in occasione del primo centenario del Tricolore, Giosuè Carducci cosi esprimeva: “Sii benedetta: Benedetta nell’immacolata origine….i colori della nostra primavera e del nostro Paese, dal Cenisio all’Etna; le nevi delle Alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani.”

In realtà, al di là delle interpretazioni più romantiche, è opinione concorde, piaccia o meno, che i tre colori dalle stesse dimensioni, derivavano pubblicamente da una mera copia della bandiera francese alla quale, si è sostituito il verde con il blu. In Francia, la milizia parigina indossava la coccarda blu e rossa, i colori storici di Parigi, alla quale poi fu apposto il bianco, colore della antica Casa Regnante.

Tuttavia dobbiamo riconoscere che la storia della nostra bandiera è molto ricca e dopo la sua nascita, tantissime sono state di volta in volta le sue evoluzioni, le decisioni di modificarla e di adattarla alle circostanze politiche differenti. E su questo tema affascinante, dall’insieme delle credenze, dei riti, di storia e di cultura, nel senso più ampio, ormai si discute solitamente da anni.

Premesso questo, diciamo allora, per rilacciarsi al discorso, che bisogna fare un viaggio a ritroso nel tempo fino all’anno di grazia 1794 per ritrovare l’utilizzo del Tricolore. E c’è una storia in proposito intrecciata, che riguarda due studenti dell’Università di Bologna, LuigiZamboni e Giovanni Battista de Rolandis, originario di Castell’Alfero (Asti) che tentarono, con sentimenti di ribellione, una sollevazione contro il potere assolutista che governava da quasi 200 anni. I due studenti universitari, presero come distintivo la coccarda simile a quella della rivoluzione francese, cambiando l’azzurro con il verde. Orbene la scelta del colore verde da parte dello Zamboni sarebbe stata determinata, secondo alcuni storici, dal fatto che tale colore è il simbolo della speranza. L’innovazione fu ritenuta talmente notevole e straordinaria nel consenso popolare.

In quei tempi burrascosi, Zamboni aveva già espresso, giorno per giorno, il desiderio di creare un vessillo tricolore come traguardo di un popolo che mirava alla Giustizia, Uguaglianza e Fratellanza, tre obiettivi senza i quali, chiaramente non ci poteva essere Dignità, Democrazia e Prosperità.

Si racconta che la sommossa, per una tragica e strana coincidenza, nella notte del 13 dicembre 1794 fallì e i due studenti furono scoperti e catturati dalla polizia pontificia e imprigionati insieme ad altri patrioti e concittadini. Avviato il processo Luigi Zamboni fu trovato morto nella cella, una morte tragica e oscura, l’altro studente fu condannato a morte e giustiziato pubblicamente il 23 aprile 1796.

Indubbiamente, ogni epoca ha i suoi protagonisti, gli eroi, uomini e donne che hanno fatto una storia. Questa narrazione ci è sembrata necessaria, e rilevante, per ricordare, il martirio di questi giovani patrioti, un modello ideale e virtuoso di coscienza nazionale, per le generazioni successive.

Ma detto questo, un giorno i loro nomi, sarebbero stati scritti nel libro della storia italiana. E quella coccarda trasformata in bandiera, fu il modello essenziale, un valore storico, al quale si sarebbe ispirato ovviamente il Tricolore Italiano.

Sin quì la premessa. Comunque sia, il primo documento che ricordi ufficialmente il Tricolore italiano, e per chissà quale combinazioni, fu quello adottato esattamente nel 1796 proprio a Milano, dove il Tricolore, fece la sua comparsa, per volere dello stesso NapoleoneBonaparte, probabilmente influenzato dal grande eco delle vicissitudini tragiche degli sfortunati rivoluzionari di Bologna, che avevano colpito, anche se in modo diverso, nell’anima molti patrioti italiani.

In particolare, l’imperatore francese, con la sua sgargiante divisa, consegnò con una solenne cerimonia, un vessillo alla Legione Lombarda in piazza del Duomo della città di Milano, utilizzando i colori (verde, bianco e rosso) già fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione.

Il bianco e rosso infatti già comparivano nell’antichissimo stemma di Milano (croce rossa su campo bianco) mentre il verde era fin dal 1782 il colore delle uniformi indossate dalla Guardia Civica milanese, con mostrine rosse e bianche. La Legione Lombarda, fu la prima unità regolare, aggregata al fianco delle armate napoleoniche (e avere come stendardo reggimentale il vessillo tricolore), nelle operazioni contro gli austriaci nella Campagna d’Italia.

Non si trattava però effettivamente di una bandiera nazionale.

Alla luce della storia, sappiamo per certo, secondo le fonti più autorevoli, che la nascita del primo Tricolore, nonostante le varie ipotesi, sul significato dei sui colori, fu decretato come bandiera nello Stato Cispadano, formata da Emilia, Romagna e Lombardia, nel XIV congresso Cispadano – a Reggio nell’Emilia il 7 gennaio 1797, in quella sala che poi assunse il nome di “Sala del Tricolore”. Questo avvenne per merito e per volere del delegato, Giuseppe Compagnoni, sacerdote cattolico, personaggio di chiara fama che propose come recitava la motivazione: “si renda universale la Bandiera Cispadana di tre colori Verde, Bianco e Rosso, e che questi tre colori si usino anche nella coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”.Era finalmente la consacrazione ufficiale del primo Tricolore Italiano a strisce orizzontali,(verde, bianco e rosso) simbolo di una riscossa nazionale. Al centro portava gli iniziali (R e C) e un emblema costituito da una faretra, accollata a un trofeo bellico, con quattro frecce che simboleggiavano le province originali della provincia padana; il tutto incastonato entro una corona di alloro.

E’ tuttavia importante precisare che il tricolore non aveva ancora una squisita connotazione Nazionale, ma esprimeva piuttosto, con il verde al posto del blu, l’espandersi e il consolidarsi degli ideali repubblicani e la “fioritura degli alberi della Libertà”.

Ebbene, solo parecchi anni dopo, il Tricolore divenne il simbolo più alto e fondamentale del Risorgimento Italiano e soprattutto della ribellione contro l’occupazione straniera.

Il modello, riferiscono le fonti, era ovviamente ispirato sempre a quello francese, legato allo spirito cosmopolitico, con quel colore rosso che era per eccellenza il colore della rivoluzione, che nella simbologia araldica stava a rappresentare tutta una serie di concetti che, in vario modo, esprimevano l’idea di lotta, spargimento di sangue, audacia, valore, fortezza, per una Rivoluzione, che aveva immortalato nel Tricolore le tre grandi parole: Libertà, Uguaglianza e Fraternità.

Lo stendardo fu ripreso e adottato dai rivoluzionari e patrioti italiani, con le caratteristiche del colore verde al posto del blu -il colore verde per il simbolismo massonico rappresentava la natura e, con essa l’acquisizione dei diritti naturali quali l’uguaglianza e la libertà – ma le sue bande erano disposte talvolta verticalmente all’asta con quella verde in primo luogo, talvolta orizzontalmente, sempre con la verde in alto. Ma, a cominciare dal 1° Maggio 1798, soltanto verticalmente.

Malgrado questo, bisognava aspettare ancora. Il Tricolore avrebbe avuto per molti travagliati anni diverse forme variabili in un profondo rinnovamento. E’ impossibile ricostruire oggi, alla luce delle informazioni di cui disponiamo, altre notizie in merito.

Va comunque detto, che solo a partire dalla metà del 1802 la foggia del Tricolore fu riarrangiata, con accorgimenti, in un nuovo disegno ben diverso. Divenne quadrata, con tre quadrati degli stessi colori racchiusi l’uno nell’altro; questo cambiamento fu con cautela voluto dalle decisioni di Francesco Melzi d’Eril, vice presidente dell’allora Repubblica Cisalpina, e personaggio dotato di una grande visione politica fortemente innovativa per quei tempi, per cancellare ogni sorta di ricordo e influenza dell’eredità rivoluzionaria francese e napoleonica. Da tutto ciò si può legittimamente dedurre che il Tricolore della Repubblica Cisalpina era certamente troppo ravvicinato alle vicende della Rivoluzione francese, animato da ideali sicuramente troppo rivoluzionari, apportatrici di libertà e fraternità e rinnovamento.

Intanto nel clima infuocato delle città tumultuanti, nelle lotte risorgimentali, il tricolore nella sua variante rettangolare, assunse il titolo di bandiera rivoluzionaria italiana e divenne l’insegna fulminante, per i patrioti simbolo di speranza, soffio di libertà e di rivalsa dopo anni di umiliazioni e paure, per un migliore avvenire e la creazione di un grande stato unitario.

La bandiera del Tricolore e sempre stata la più bella. Noi vogliamo sempre quella, noi vogliamo la Libertà”, recitava una vecchia canzone popolare del Risorgimento. E il Tricolore venne innalzato quale emblema di Libertà nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera e nella sollevazione degli Stati della Chiesa, in quel periodo inquieto e pericoloso per le libertà costituzionali.

GiuseppeMazzini, il profeta dell’unità nazionale, dall’occhio acuto e infallibile, e con ardente entusiamo patriottico, la scelse come bandiera per gli “Affratellati alla sua “Giovane Italia” , con le scritte Libertà, Uguaglianza, Umanità, Unità e Indipendenza.

E a scorrere i nomi, come non ricordare gloriosamente, lo studente, il brillante poeta con la sciabola, e valente patriota, GoffredoMameli, poco più che ventenne, che, prima di innalzare e sventolare il Tricolore, sulle barricate delle Cinque Giornate a Milano, sui campi di battaglia della pianura Padana e negli scontri a fuoco sulle mura di Roma, con moto spontaneo e dilagante, omaggiò ufficialmente il Tricolore, con la seconda strofa dell’inno del Canto degli Italiani: “Raccolgaci un’unica Un’eco impareggiabile, trionfalistico, di richiami musicali e sentimenti patriottici, che ora è il nostro Inno Nazionale Italiano.”

Nei decenni successivi il Tricolore, si diffuse rapidamente e fu adottato persino da GiuseppeGaribaldi, con le truppe garibaldine, dalle camice rosse, nella spedizione dei Mille.

Nonostante il clima soffocante per la causa nazionale, con entusiasmo e speranza dei patrioti, il tricolore sventolò maestosamente ai quattro venti in quasi tutti gli Stati italiani nei quali sorsero governi costituzionali: nel Regno di Napoli, in Sicilia, nello Stato Pontificio, nel Granducato di Toscana, nel ducato di Parma, nel ducato di Modena, a Milano, a Venezia e in Piemonte, nello Stato Sabaudo.

Dinnanzi a questo quadro, Il tricolore, tra il mormorio del vento, travolse tutte le perplessità dei sovrani, che furono praticamente costretti a introdurre il tricolore come bandiera dello “stato”, per salvare gli essenziali equilibri politici, abbinata allo stemma della propria dinastia sabauda, per l’approdo e alle premesse di uno stato unitario.

La storia ci dice che in quest’ultimo caso alla bandiera, pur mantenendo i colori e la medesima foggia, fu aggiunto nel centro lo stemma sabaudo, uno scudo con croce bianca su sfondo rosso, orlato di una bordatura di azzurro: tutto ciò, ovvio, per evitare che la croce e il campo scudo si confondessero con il bianco e rosso delle bande del vessillo.

Dopo l’Unità d’Italia l’uso del Tricolore si diffuse sempre di più tra la popolazione. Iniziò a comparire fuori dagli edifici pubblici, scuole, caserme, uffici giudiziari e uffici postali.

Il tricolore da allora seguì le alterne vicende della storia italiana, ricca di risvolti e di sterminati episodi eroici, per l’approdo allo stato unitario. Realtà storiche di fatti, che lo spazio a nostra disposizione ovviamente non consente di approfondire, per non appesantire la narrazione.

Aggiungiamo solo, per completare queste note storiche, che la mancanza di una apposita legge al riguardo portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall’originario, spesso adirittura arbitrarie.

A questo punto giova ricordare che soltanto nel 1925 si definirono per legge i modelli della bandiera nazionale e sostanzialmente della bandiera di Stato.

Il tricolore divenuto a pieno titolo vessillo di libertà, e di indipendenza, e del riscatto dei popoli, fu la bandiera con cui furono combattute altre guerre e sarà alla fine la Bandiera che scandirà e scandisce la storia d’Italia, dalla monarchia alla Repubblica.

Da allora l’unico cambiamento avvenne dopo l’evento della seconda guerra mondiale – a parte la storia della Repubblica Sociale Italiana, istituita da Benito Mussolini dove vi è stato un fiorire di bandiere, labari gonfaloni ecc. – quando caduto il fascismo e abolita la monarchia, l’Italia in questo nuovo sfondo politico del dopoguerra, scelse al Referendum istituzionale del 2 giugno 1946, la Repubblica. Poco più di due settimane dopo, e cioè il 19 giugno un decreto del governo stabilì: lo scudo del Savoia veniva tolto, e si ufficializzò la foggia attuale della bandiera italiana come sancita espressamente nell’art. 12 della Costituzione della Repubblica Italiana, disponendo il verde, il bianco e il rosso a tre bande verticali e di eguale dimensioni per ribadire ancora una volta, oggi come allora, onorare, la memoria di una identificazione comune di ideali di libertà, uguaglianza e fraternità.

Per concludere ecco di seguito alcune curiosità.

La Marina Italiana ha adottato una bandiera che peraltro si arricchisce ancora di più di tradizione. Al centro al colore bianco, sono riprodotti i simboli delle quattro repubbliche marinare (per la Marina Mercantile), sormontati però per la Marina Militare Italiana, dalla Corona Turrita Rostrata, una simbologia addirittura che può essere fatta risalire all’antica Marina Imperiale Romana, quando il Senato conferiva questo emblema ai comandanti vincitori di battaglie navali.

Il colore azzurro simbolo dei Savoia è rimasto nella nostra tradizione attraverso il tempo fino ai nostri giorni: è rimasta azzurra, ad esempio, la fascia portata dagli ufficiali delle Forze Armate italiane, e pure azzurri sono i nastri delle medaglie al Valor Militare. La “maglia azzurra” è il colore tutt’oggi della nostra Nazionale di calcio e di tutte le compagini sportive che rappresentano l’Italia in ambito Internazionale.

Infine un doveroso omaggio ai tre colori della nostra bandiera. Voglio ricordare, con rapidità con queste strofe scritte da DanteAlighieri, nel Canto XXX del Purgatorio ai versi 31-33 con cui definisce Beatrice, in quell’ode sorprendente, di benevolenza, quando per la prima volta gli apparve a Dante: “Sovra candiso vel cinta d’uliva/ donna m’appare, sotto verde manto/ vestita di color di fiamma viva”, Il bianco rappresenta la fede, il verde la speranza, il rosso la carità.

Alla nostra bandiera Italiana è stata dedicata con profonda emozione la Festa del Tricolore, istituita dalla Legge 671 del 31 dicembre 1996 che si tiene ogni anno il 7 del mese di gennaio.

La bandiera Italiana, della nostra amata Italia, carica di storia, sventola orgogliosamente con i suoi colori e le sue forme sui pennoni del Quirinale a Roma, affiancando nella forza del vento, che la anima, lo Stendardo Presidenziale Italiano con bordatura azzurra che simboleggia le Forze Armate, delle quali il Presidente è il Capo, nonché la Bandiera dell’Unione Europea.

Oggi Reggio Emilia vanta il titolo di “Città del Tricolore” e in questa città si trova il museo del Tricolore, che custodisce i cimeli legati straordinariamente alla storia della bandiera italiana.

Carmelo CalabròCarmelo Calabrò