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La Battaglia di Legnano, valore e simbolo per la libertà

26 maggio 2024 | 10:36
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La Battaglia di Legnano, valore e simbolo per la libertà

Carmelo Calabrò ci porta a conoscere l’evento che ha portato la nostra città a guadagnarsi la citazione nell’Inno Nazionale

LEGNANO – Della Battaglia di Legnano se ne parla molto, soprattutto in occasione Palio di Legnano, ormai tradizionale appuntamento dell’ultima domenica del mese di maggio di ogni anno, quando nella Città del Carroccio “sfila il Medioevo”.

Palio di Legnano 2023 San Domenico

Una sfilata storica, tra le vie e piazze imbandierate, una passarella (tra migliaia di spettatori che affollano e applaudono nelle strade del centro cittadino, per ammirare il passaggio dei figuranti) che anno dopo anno, si rinnova e diventa sempre più preziosa e brulicante, con protagonisti oltre mille figuranti, di otto Contrade di Legnano, personaggi che indossano abiti, mantelli, armature, corone, frutto di un attenta ricerca storica medievale, un disegno perfetto, che narra la storia della società di quel tempo.

E poi, tra i numerosi sfilanti, il maestoso Carroccio, trainato da tre coppie di buoi bianchi, con la “Martinella” che suona, per richiamare e coinvolgere tutti i soldati, insieme alla Compagnia della Morte, cavalieri anch’essi in costumi medievali, guidati dal mitico personaggio, la figura di Alberto da Giussano, che a cavallo, con orgoglio, alza la spada in cielo, simbolo dell’infinito.

Un patrimonio non solo per la città di Legnano – uno spettacolo unicum in tutto Italia e oltre-  che crede ancora nella sua storia, ma per tutti gli italiani, a ricordo della battaglia combattuta il 29 maggio del 1176, tra le truppe della LegaLombarda e l’esercito imperiale di FedericoBarbarossa.

La storia della Battaglia di Legnano affonda le radici in un famoso evento collegato a una data che tutti ricordiamo, non perché si trova in qualsiasi manuale scolastico, ma, per intenderci meglio, perchè richiama veramente le glorie e i valori del passato, avvenimenti, di una vittoria campale, e soprattutto la volontà di non smarrire la propria identità, per grazia di Dio e in virtù di un orgoglio e della volontà di un popolo.

Palio di Legnano la sfilata storica

E’ partendo da questa breve riflessione che è nata in redazione l’idea e la stesura di questo breve articolo, che intende tratteggiare la Battaglia di Legnano, i punti salienti e significativi, di quel riscatto, nelle stagioni delle libertà comunali, in un alternarsi di scenari militari, battaglie campali fra eserciti nella pianure lombarde, che davvero segnarono la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Un’evento storico significativo che simboleggia e richiama la resistenza delle città lombarde contro FedericoBarbarossa. Un giorno fondamentale per la storia d’Italia.

E’ stato anche un evento oggetto di rievocazioni, di romanzi, opere liriche, creazioni poetiche e letterarie, e memorabili scene immortalate in tanti dipinti e raffigurazioni, di quasi due secoli posteriori allo svolgimento della battaglia, attorno al Carroccio, di cui parleremo dopo, e che merita, in particolare, una descrizione a parte.

Se mettiamo sotto i nostri occhi una piccola cartina geografica dell’atlante, sulla pagina dell’Italia, e poi puntiamo il nostro dito sulla Lombardia, vediamo subito, una continuità territoriale di città, ovviamente molto importanti, che occupano geograficamente, la parte centrale della Pianura Padana.

In un rapido sguardo, se prendiamo le città di Milano, Pavia, e Como, sono città lombarde, di belle speranze, prospere, con un dinamismo straordinario e altrettanto significative nella storia secolare.

Palio di Legnano 2023 San Magno

I comuni, quelli sopra nominati, sono ubicati, in punti diversi d’Italia. Ma tornando indietro nella nebbia di un passato nell’anno 1176, di cui stiamo parlando, da Nord a Sud, avevano, nella vita cittadina, in un certo senso, ciascuno uno scenario molto diverso, e con interessi particolarmente non troppo coincidenti e favorevoli, che hanno comunque segnato il carattere delle loro città.

Alcune di queste città erano in quel periodo medievale, rimaste radicate, con la forza, sotto le insegne imperiali di Federico Barbarossa, altre si erano battute soprattutto per un’autonomia politica

Milano, la più potente e prospera città, era impegnata da più di vent’anni in un crudele, logorante, alterno duello con l’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico Federico I di Hohenstaufen , detto “Barbarossa” , uomo audace, intelligente, energico, che aveva assunto la corona di Germania, che, nonostante le severe censure, ne voleva affossare le libertà comunale.

Palio di Legnano la sfilata storica

Pavia e Como, invece, divennero fedeli alleati dell’imperatore tedesco. Pavia fu addirittura la sua base nell’ennesima campagna contro i comuni italiani ribelli, e nelle sue discese nella penisola.

Invece proprio a Como, la città più a Nord, molto meno grande e meno potente delle altre due, proprio lì alla fine di maggio 1176 le vicissitudini si ripresentarono all’ l’imperatore tedesco, come un filo rosso, che mise in moto una catena di eventi.

Prima di passare a un rapido esame dello svolgimento dei fatti, vogliamo in breve indicare al lettore che il conflitto fra l’imperatore Federico Barbarossa ed i comuni italiani fu molto lungo e iniziò nel 1154 e durò quasi una trentina di anni.

In quell’arco di tempo, tristemente famoso, Federico Barbarossa, da quando si era affacciato al passo del Brennero, era sceso più volte in Italia per farsi incoronare e prendere il potere nel regno italico, ma il suo guanto, in segno di sfida, era quello di dominare (anelando alla formazione d’un impero sul modello di quello romano) la ribellione di molte città, in particolare quelle lombarde, che si erano in parte alcune, rifiutate di adempiere ai loro obblighi feudali.

Palio di Legnano 2023 Sant'Ambrogio

Il regno d’Italia, in quel periodo arrivava fino all’ Italia Centrale, ma la zona più viva e ricca era quella che allora si chiamava Lombardia, e che andava da Susa fino al Veneto e alla Romagna. Beninteso, si trattava quindi di un’area molto più grande dell’attuale Lombardia di oggi.

Ma di fronte allo strapotere del Barbarossa le città lombarde umiliate e oppresse, abbozzarono le prime reazioni. Così una prima coalizione si formò tra Treviso, Padova Verona e Vicenza, sostenute da Venezia e dai Bizantini, che tenevano saldamente Ancona. Mentre il il 7 aprile 1167, con il celebre giuramento di Pontida, le città padane, Cremona, Bergamo, Mantova, Brescia e Ferrara, si unirono nella LegaLombarda (in cui non aderirono che pochi comuni, tra i quali naturalmente Pavia), sempre per combattere il logorante scenario della prepotenza imperiale de Barbarossa, e bruciavano dalla voglia di uno scontro militare.

Nel frattempo, mentre l’imperatore sperimentava l’amara delusione della diplomazia imperiale, ed aveva, con indignazione, il dente avvelenato contro alcuni comuni delle città italiane settentrionali, decidendo di portare ancor di più duramente le punizioni terribili contro i dissidenti, per spezzare definitivamente la resistenza lombarda, una allarmante questione sempre più preoccupante.

Federico, non aveva dubbi, che gravi e di complessa soluzione erano i problemi da risolvere in varie parti del paese. E soprattutto a Milano, dove la grande città rappresentava il vero e proprio ostacolo al suo programma di generale restaurazione alle grazie imperiali, e dove sempre i più deboli dovettero pagare per tutti.

La Battaglia di Legnano Amos CassoliLa Battaglia di Legnano di Amos Cassioli (1860)

Ma alcune cronache del tempo, dicono, che la scarsità di forze militari a disposizione di Federico Barbarossa, in quel periodo, gli avevano impedito di dare “ il colpo strategico”, ai comuni ribelli (le città erano stanche di lui e delle sue esazioni) della “Lega Lombarda” quella dura decisiva lezione, “un giro di boa”, che si era ripromesso partendo dalla Germania.

Ma c’era un principe che orbitava oltre le Alpi, che aveva un esercito tanto forte da poterlo mettere in grado di battere gli odiati comuni ribelli comunali. Era il cugino di Federico, di nome Enrico “il leone”, potente duca di Sassonia e Baviera, accampato a Garmisch-Partenkirchen, in Germania, con oltre 1500 scelti cavalieri e numerose truppe di fanti.

Avevano combattuto insieme tante battaglie, ma ora, tra i due, era nato il sospetto, c’era la ragione di un’insanabile discordia e crisi. Eppure Federico, pressato dall’esigenza della lotta ai comuni ribelli, chiese aiuto anche a lui.

Federico, lo cercò, lo volle incontrare a Chiavenna. Arrivò a pregarlo, a implorarlo a supplicarlo. Ma tutto fu inutile. Quando i sospirati rinforzi giunsero a Como, Enrico “il leone”, non era con loro. La migliore spada e la più forte della Germania era assente. Federico ne fu profondamente deluso. Ma non conosciamo il resto della storia.

Palio di Legnano 2023 La Flora

Nella primavera del 1176 Federico Barbarossa, decise di fare uno sforzo grosso, e fece venire dalla Germania una forza consistente di truppe che scesero lentamente, guidati dal cancelliere dell’impero germanico, dagli arcivescovi di Colonia, oltre quello di Magdeburgo, il langravio di Turingia, il duca di Zahringen, il conte di Fiandra, i vescovi di Hildesheim, Osnabruck, Munnster e Verden e infine alcuni abati, e altri importanti nobili e grandi signori germanici. Un particolare. I vescovi non portavano spada in guerra perché era a loro vietato, spargere sangue umano.

Esse giunsero attraverso il passo di Lucomagno, per via di Bellinzona, in Svizzera, e si concentrarono e poi si acquartierarono a Como. Non era una forza granchè, ma comunque, sempre una forza particolarmente, da far paura, un continente per continuare, certamente a fare la guerra in Italia.

Federico, allora, saputo che stavano per arrivare a Como alcuni contingenti di truppe e cavalieri tedeschi, egli si mosse ad incontrarli, ripromettendosi di tornare con essi a Pavia ,dove si sarebbe poi ricongiunto con il grosso del suo esercito, con i pavesi e i soldati del marchese di Monferrato, rimastegli fedeli, per poi muovere quindi verso Milano e i comuni ribelli.

Pertanto Federico raggiunse Como e li si affrettò a dare ordine di ritorno. Voleva aspettare a Pavia, tutte le truppe mandate nell’Italia centrale perché con tutte le sue forze riunite, anche se ancora inferiori al nemico, poteva almeno intimorirlo, far leva sulle rivalità, che sapeva, covavano vive tra alcuni comuni milanesi.

Palio di Legnano 2023 La Flora

Molti studiosi sostengono che Federico Barbarossa cercò di fare queste cose, mentre gli altri, e cioè le forze comunali e la Lega Lombarda, cercarono, di affrontare nella sorpresa, e sbarrare la strada alle truppe imperiali, proprio, scendendo sulla via di ritorno da Como, e dare necessariamente battaglia, prima dell’arrivo a Pavia.

Non c’è da stupirsi quindi, che, probabilmente, proprio in questo fattore decisivo di logica strategica militare, e in ragione di tale circostanza, nacque tra i due contendenti, la Battaglia di Legnano, del 29 maggio del 1176.

A questo punto, al fine di offrirne una sintesi di storia, per quanto ci è consentito dalle fonti storiche, cercheremo, sin d’ora, di raccontare e rievocare, su quanto avvenne, lì, in quella fondamentale battaglia.

In particolare si tenterà di ricostruire, lo scontro, o meglio la lotta, di un incontro “fortuito”, tra i due eserciti: l’esercito comunale, e la Lega con combattenti stretti attorno al Carroccio e la cavalleria tedesca e le truppe di Federico Barbarossa, nelle campagne a nord-ovest di Milano, comunque a breve distanza da Legnano.

Dalle informazioni che ci vengono da varie cronache, l’imperatore partì, la mattina del 29 maggio del 1176, e l’imperatore mosse rapidamente il suo esercito da Cairate, (l’imperatore era abituato ad agire nel segreto), dove si era accampato durante la notte, e lo fece avanzare, come precise istruzioni, disposto a tre schiere: una avanguardia di circa 300 soldati, poi 1700 tra fanti e alleati comaschi, e molti cavalieri tedeschi, forse oltre 1000. Ma di loro, si sa davvero ben poco.

Palio di Legnano 2023 Traslazione della Croce a Legnarello

Alcuni storici hanno ravvisato che la cavalleria feudale tedesca era allora un temibile strumento di guerra, con tattiche articolate e addestrato dalla lunga, ricorrente consuetudine al combattimento. Erano cavalieri ben corazzati e addestrati, disciplinatissimi alla vita militare.

Federico ordinò la maggiore rapidità possibile, per proseguire verso la fedele città di Pavia. Ma per raggiungere Pavia, la strada non poteva essere quella dritta.

E in realtà, non bisognava evitare soltanto Milano, la città che era da sempre e fortemente alla testa dei suoi nemici, bisognava evitare tutto il suo territorio, e le città vicine, che erano fortemente presidiati da guerrieri armati milanesi.

Si doveva, naturalmente affrontare un lungo percorso.

L’itinerario più diretto costeggiava il fiume Olona, attraverso Lonate Ceppino, Fagnano Olona, Solbiate Olona, fino a Busto Arsizio. Poi sfiorando Legnano, bisognava proseguire per Busto Garolfo, Inveruno, Marcallo, Magenta Abbiategrasso, e poi da qui piegare verso il Ticino, aggirare sulla sponda destra del fiume, fino a congiungersi a Pavia.

Ma lo spostamento in avanscoperta di Federico, sino a Como, non era passato inosservato, con occhio vigile dagli alleati lombardi. E la Lega, con Milano alle testa, decise di non perderli d’occhio, e di mettersi in movimento e di sbarrargli la via del ritorno.

Palio di Legnano 2023 La Flora

E proprio, nella stessa mattinata, si mossero velocemente da Legnano (anche Legnano, sempre più legata a Milano, aveva, in quel periodo di avvisagli, lotte e fermenti, un castello fortificato, costruito dalla famiglia Cotta, vassalla dell’arcivescovo di Milano, dopo l’anno 1000, fortificazione antica conosciuta anche come Castello di San Giorgio, latino Castrum Sancti Georgi) un contingente di fanti milanesi e cavalieri. Un reparto avanzato di circa 700 uomini.

E’ difficile stabilire con certezza quante truppe aveva potuto radunare Milano. Forse in tutto erano circa 3000 o 4000 cavalieri e altrettanti fanti, che si mossero, anch’essi da Milano con maggiore rapidità, con il Carroccio, e infine altre truppe di rinforzo.

La strada che voleva percorrere l’imperatore passava a sud di Busto Arsizio, e proprio lì tra Busto Arsizio, Borsano, o nelle immediate vicinanze di Legnano, si presume, che le due avanguardie di fanti e cavalieri, si incontrarono, in aperta campagna.

Benché inferiori di numero i guerrieri tedeschi, un’avanguardia di circa 300 cavalieri, attaccarono subito, per primi, come un’onda piena, con uno schieramento di battaglia campale.

Il loro compito, in sostanza, era quello di sgombrare la strada all’imperatore, spazzare via, uno dopo l’altro, tutti gli ostacoli sul suo cammino.

Palio 2019 - Contrada Sant'Ambrogio

Pertanto, essi attaccarono, a corpo a corpo, i soldati lombardi, con violenza, pur essendo inferiori di numero, confidando nell’arrivo dei compagni, che erano dietro alle linee.

Il combattimento si accese accanito. I 700 fanti milanesi stavano per avere il sopravvento sui 300 avversari, quando, inaspettatamente, come una valanga impetuosa di ferro, arrivò il galoppo di tutta la cavalleria imperiale, con le armature scintillanti.

Federico Barbarossa, era alla testa e guidava l’attacco, e si abbattè come una mareggiata sui cavalieri e fanti lombardi.

I milanesi, furono messi in crisi, non riuscirono a tenere testa alle cariche dei nemici, che erano abbastanza numerosi, e pertanto con panico, sbandarono, arretrarono, cominciarono velocemente a fuggire, in disordine, dalla disperazione, e a ritirarsi in direzione di Legnano, verso i loro compagni, e travolgendo le proprie stesse linee.

La ressa dei fuggiaschi diventò indescrivibile, un tale disastro, seminando panico e confusione nelle loro file, correndo da una parte all’altra calpestando i cadaveri al suolo ammucchiati.

Palio di Legnano 2019 la sfilata della Contrada La Flora

Quando il grosso dei cavalieri milanesi, più indietro, vide la sua avanguardia in fuga, ormai i pochi sopravvissuti, tentò di resistere, ma erano troppo pochi a tenere a bada tutta quella moltitudine di nemici, ed erano impossibilitati a formare una linea di battaglia. Pertanto, vennero enormemente sopraffatti dai tedeschi e dalla inafferrabile cavalleria nemica, e in poco tempo vennero assediati e battuti in un vero bagno di sangue, tra imprecazioni e urla di terrore.

La rotta dei cavalieri milanesi fu un vero disastro. Molti uomini si trascinarono a stento, e la situazione precipitò, e tutti furono costretti a ripiegare versi Milano, per mettersi in salvo. Non c’era più niente da fare.

I tedeschi, in condizioni di superiorità, intanto avanzarono, verso la campagna, adiacente a Castellanza, e Legnano, già vittoriosi, e fra urla di entusiasmo gridavano “ A Milano, a Milano”, mentre la cavalleria comunale fuggiva.

Palio di Legnano 2019 la sfilata della Contrada La Flora

Tuttavia, da alcune fonti tramandate, si racconta che dopo gli accaniti combattimenti, poco più avanti, nel territorio di Legnano e tra le adiacente di Borsano, c’era ancora la fanteria milanese, accampata, e visti i cavalieri milanesi che arretravano e si abbandonavano in rotta verso Milano, decidevano, di cambiare i piani e di aspettare il nemico, l’esercito dell’imperatore Barbarossa.

Perciò, per uscire dalla drammatica situazione, le truppe comunali, in rapida successione, si radunarono in fretta e furia in linea, per combattere, a corpo a corpo, contro la colonna del nemico.

Era uno schieramento costituito da soldati milanesi, bresciani, bergamaschi, veneti, vercellesi, novaresi, e altri, con equipaggiamento principalmente costituito da elmo, spada e lunghe lance di ferro, e dai grandi scudi di legno.

Molti critici storici asseriscono che questi militi sembravano di aver recuperato il morale ed erano desiderosi di iniziare un uno scontro, per fare terra bruciata contro le forse imperiali, e pertanto si strinsero, tutti attorno al Carroccio, detto “Carrocc” in dialetto lombardo, “il ponte di comando” il punto di riferimento per tutte le forze comunali.

Messa sul Carroccio

Ma cos’era il Carroccio? Il Carroccio, secondo lo storico ottocentesco F. Cesati “consisteva in un carro grandioso a quattro ruote sovra cui stava eretto un palo ricopero da un drappo scarlatto con fregi d’oro, e dal centro di esso sorgeva un’antenna infissavi. Quest’antenna era sormontata da un pomo con croce d’oro e sotto di essa sventolava il vessillo del Comune, bianco con croce rossa… il carro veniva tirato da tre paia di buoi, i quali dalla destra parte erano coperti di rosso e dalla sinistra di bianco. Vi andavano di conserva otto trombetti ed altrettanti militi. Innanzi a detto carro ogni dì celebravasi una messa da sacerdote appositamente stipendiato”. [F. Cesati, Cenno Critico-Storico sulla Battaglia di Legnano, Milano 1876].

Per completezza di trattazione, da una testimonianza di un documento antico risultava, che nel Carroccio, pavesato con i colori del comune e le insegne cittadine, sopra la croce di Ariberto da Intimiano, era posizionata la Martinella, una campana che durante il medioevo, in caso di guerra, veniva suonata ininterrottamente a monito del popolo.

Palio di Legnano 2019 la sfilata della Contrada La Flora

Ma ritorniamo alla Battaglia di Legnano.

Sta di fatto, che in una situazione come quella, che s’era creata, bisognava tenere testa alle cariche nemiche, e pertanto i soldati comunali, un grosso manipolo di coraggiosi, si schierarono in campo aperto, attorno al Carroccio, grande carro trainato dai buoi, simbolo della forza e della libertà dei Comuni Lombardi, per dare battaglia.

Fatto sta che quella fu veramente la svolta di tutta questa storia, dove poi le cose cambiarono velocemente.

E difficile stabilire, e ricostruire oggi, alla luce delle informazioni di cui disponiamo, quante truppe furono radunate, l’una d’altra, comunque i combattenti furono molto numerosi.

Va comunque detto, che i cavalieri tedeschi arrivarono all’improvviso, a galoppo, con una grande carica. Attaccarono in un’unica colonna ma furono respinti, dalla fanteria, che usò un’eccezionale tecnica, una formazione serrata, una formazione militare difensiva chiamata Schiltron (usata per di più dagli eserciti scozzesi dopo l’anno mille) dove tutti insieme, i fanti comunali si chiusero a riccio, a ranghi serrati, con gli scudi adiacenti l’uno all’altro e con tutte quelle lunghe picche, lance protratte in avanti in ogni direzione (la formazione ricordava effettivamente il porcospino, irto di aculei pungenti nell’atto di difendersi) per fermare la cavalleria pesante.

Gli assalitori attaccarono ancora, senza sosta. Con insistenza, con tenacia teutonica e con un’orda inferocita, ma si videro obbligati a ritornare nelle loro fila.

Bisogna, anche far notare che i fanti del comune, la milizia nelle guerre medievali era formata, di solito da gente a piedi, dagli artigiani, dai bottegai, dai mercanti, dai contadini, mugnai, pastori. Nelle guerre medievali, di solito la gente a piedi, non veniva molto considerata, perché poteva fare ben poco, in combattimento, non poteva tenere testa, di fronte all’impatto di un cavaliere ben corazzato, con un cavallo pesante, un professionista, temibile ed esperto, addestrato all’attacco e alla guerra. Però alla fine, anche la gente a piedi, “ i militi della fanteria”, gente semplice, era utile nelle battaglie, e rappresentavano uno stratagemma, anche se naturalmente, non facevano la guerra di mestiere.

Palio di Legnano 2019 Vittoria San Domenico

Comunque i fanti del comune riuscirono a reggere l’urto di tutti gli assalti guerreschi dei teutonici, e colpirono con le lance e con le spade i nemici. Resistettero, con coraggio e valore, strenuamente come radicati al terreno, attorno al Carroccio, simbolo della loro città, in quel momento cruciale di guerra.

I due eserciti a quel punto ingaggiarono battaglia, mentre sull’alto pennone del Carroccio lo stendardo bianco con la rossa croce di Milano garriva al vento insieme al gonfalone di Sant’Ambrogio; la campana in quel frangente, suonava a distesa.

Nel clamore dello scontro, a corpo a corpo, in tale difficile frangente, mentre le forze comunali resistevano con perseveranza, a tutti gli assalti, e scontri diretti dei tedeschi, dietro di loro, si avvicinarono rapidamente, per sostegno, i cavalieri partiti da Milano.

Palio di Legnano 2023”Alberto

Sull’onda di questo successo, ci fu l’orrore. Nobili cavalieri tedeschi il fior, fiore, della nobiltà di Germania, sbalzati dai loro destrieri, vennero trapassati dalle lance a terra, dalla fanteria, e furono facili prede nelle loro pesanti armature, trafitti da frecce, dei soldati della massa popolare del comune.

Fu una vera strage, qualcosa non era andata per il verso giusto sulla linea di battaglia, di Federico Barbarossa.

Dopo lo scontro durato meno di sette ore, dalle otto di mattina alle tre di pomeriggio circa, i nemici intimoriti, (che pare ne avevano avute abbastanza, e non avevano più voglia di combattere), senza alcuna speranza, e demoralizzati fuggirono da una parte dell’altra, verso le sponde del fiume Ticino.

Parecchie centinaia di loro, annegarono, nelle acque limacciose del fiume, altri invece inseguiti, incalzati, furono massacrati dalla cavalleria avversaria, avida di vendicare la disfatta prima subita.

I cronisti dell’epoca, narrano, che, subito dopo la battaglia, i milanesi trasmisero al Papa, alla curia Ambrosiana, e a tutti i loro alleati il bollettino della grande vittoria della Battaglia di Legnano.

Palio di Legnano San BernardinoLe insegne del Barbarossa caduto sfilano per San Bernardino

Pur se siamo sprovvisti di notizie certe, si narra che Federico Barbarossa, dato per morto – pare che era caduto durante la battaglia e schiacciato dal suo cavallo – ricomparve rocambolescamente, dopo una fuga fra le campagne probabilmente tra Legnano, Busto Garolfo, Dairago e Turbigo, a Pavia davanti alla consorte piangente, solo qualche giorno dopo.

Federico, portava i segni, dello sgomento per le conseguenze di quel disastro e l’esempio estremo del fallimento. Una bruciante sconfitta della sua vita. I suoi sogni del più bel reame del mondo, erano scomparsi dai suoi orizzonti, e il futuro gli appariva, carico di nuove minacce, e di terribili incognite. Federico a quel punto voleva la pace, perché della pace aveva bisogno.

E il destino volle, che una decina di anni dopo Federico Barbarossa, abile e eroico guerriero, annegava il 10 giugno 1190 nel fiume Salef, in Asia Minore. Ma questa è un’altra storia.

Vogliamo ancora approfittare di queste pagine per dare qualche piccola curiosità.

La “Battaglia di Legnano” è un opera tragedia lirica in quattro atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Salvatore o Salvadore Cammarano (1801-1852). Gli avvenimenti hanno luogo a Milano, eccetto il secondo atto ambientato a Como. L’opera prima assoluta, fu il 27 gennaio 1849 al teatro Argentario di Roma.

Come se ne potrebbe fare a meno di citare il grande patriota e poeta con la sciabola, il ventenne GoffredoMameli, che nel suo “Canto degli Italiani”, poi divenuto Inno Nazionale Italiano, con le seguenti strofe: “Dall’Alpi a Sicilia, / dovunque è Legnano“, con chiaro riferimento alla battaglia.

Piazza Monumento LegnanoIl Monumento del Guerriero di Enrico Butti

A Legnano esiste un bel monumento di Enrico Butti (1847-1832) inaugurato il 29 giugno 1900. Una statua bronzea raffigurante un soldato lombardo trionfante, secondo la tradizione Alberto da Giussano, figura in realtò un guerriero con lo scudo nella mano sinistra e con la spada alzata nella destra, che brandisce verso il cielo, per commemorare la vittoria della Battaglia di Legnano. Le gesta del guerriero di Legnano, sono state scritte e cantate da scrittori e poeti, molto posteriori all’epoca della battaglia, in un’atmosfera di tradizioni orali e imbevuta di echi eroici, che a secoli di distanza infiammano ancora i cuori.

Secondo gli studiosi, il primo cantore del cavaliere Alberto da Giussano, poi rappresentato nel monumento dal Butti, con lo scudo e la spada sguainata, e accuratamente con la possanza dentro e fuori dal tempo, pare che fu il cronista trecentesco, Galvano Fiamma (1280-1344), monaco domenicano al servizio dei Visconti.

La battaglia di Legnano, è stato in origine un componimento di Giosuè Carducci, iniziato nell’aprile 1876 e concluso nella prima parte, il parlamento, il 20 marzo 1879. Pubblicato lo stesso anno, fu poi stampato nell’edizione definitiva del 1907. Ma solo la prima parte fu interamente completata, delle altre due, dovrebbero trattare rispettivamente della battaglia e della fuga del Barbarossa, restarono solo un frammento datato 16.11. 1900.

Un altro importante ricordo della Battaglia di Legnano, si può trovare nel Duomo di Milano. Proprio alla destra della facciata si trova il portale detto “della Storia di Milano”. Nel portale sono scolpite 14 scene su sette linee. Il tempo a disposizione non mi permette di nominarle tutte. Ci limitiamo a citare in queste righe, solo la sesta linea, che evoca la Battaglia di Legnano, con il Barbarossa a terra dal suo cavallo, e un guerriero della Lega Lombarda, che suona il corno accanto al grande Carroccio.

Nella Basilica di San Simpliciano – nome originario basilica Virginum, a cui viene attribuita la costruzione al vesco di Milano sant’Ambrogio – situata fra Castello Sforzesco e la Pinacoteca, in piazza S. Simpliciano, su lato di Corso Garibaldi, al suo interno della chiesa, una vetrata illustra una scena di combattimenti del 1176, intorno al Carroccio, trainato da buoi bianchi, e con un prete che benedice i combattenti, sopra al quale sventolano le bandiere di Milano. Nella stessa chiesa vi è inoltre una placca, apposta nel 1980, che ricorda ai visitatori, che “il Carroccio” aveva lasciato la propria Basilica di San Simpliciano nel 1176, per raggiungere il campo di battaglia, scortato dai cavalieri lombardi.

Bibiografia di riferimento
Alessandro Barbero, 29 maggio del 1176. Barbarossa sconfitto a Legnano. I giorni di Milano ed. Laterza 2010.
Barbarossa, Rudolph Wahl, Giulio Einaudi Editore, Torino 1945.
Il Barbarossa, vita, trionfi e illusioni di Federico I Imperatore, Franco Cardini, Oscar Mondadori 1985.
Radiografia della Battaglia di Legnano.. e da Milano “arrivarono i nostri” di Alberto Radaelli. Storia Illustrata n.31 del marzo 1984. Ed. A. Mondadori, Milano.
Paolo Grillo, Legnano 1176. Una battaglia per la libertà. Ed, Economica Laterza. Ed.2010.

Carmelo CalabròCarmelo Calabrò