Oltre l’Ostacolo, l’associazione canegratese di ippoterapia e riabilitazione equestre
Conoscendo meglio una delle associazioni a cui “Il Sogno di Galbo” ha donato parte dei fondi raccolti
CANEGRATE –A seguito dell’iniziativa benefica “Il sogno di Galbo”, parte del ricavato è stato donato all’associazione Oltre l’Ostacolo di Canegrate. La sua presidente, Nadia Lago, ci ha illustrato meglio le loro attività legate all’ippoterapia che, ormai da molti anni, sono diventate un aiuto più che valido per persone con diversi tipi di problematiche.
Come è strutturata la vostra associazione?
“L’associazione è nata nel 2012, anche se io faccio questo lavoro da quasi trent’anni. Ci occupiamo esclusivamente di ippoterapia, non facciamo equitazione, ma solo riabilitazione equestre rivolta a bambini o adulti che hanno disabilità. I nostri pazienti non hanno per forza disabilità conclamate, ma a volte hanno difficoltà relazionali o disturbi alimentari, per questo non abbiamo un target preciso, abbracciamo tante problematiche diverse. Le attività si svolgono nella nostre due sedi: quella di Canegrate, al Centro Ippico Parco dei Mulini, e quella di Lainate, al Centro Ippico La Lura. Siamo quattro terapiste, tutte formate; oltre a noi ci sono anche dei volontari della Croce Rossa, con cui abbiamo una convenzione, e altre persone che decidono di aiutarci nelle varie attività. Non seguiamo solo ragazzi singoli, ma abbiamo anche rapporti con la neuropsichiatria infantile di Parabiago, con il Comune di Canegrate e con alcuniCentri Diurni per disabili, che vengono da noi regolarmente per svolgere le nostre attività”.
Il cavallo è un animale che può incutere timore, come gestite questo problema?
“Lavoriamo con tre cavalli veramente bravissimi, anche perché per svolgere questo tipo di attività è necessario che siano docili e tranquilli. Sono due sono doppi pony che, sia per altezza che per atteggiamento, sono molto contenuti; poi c’è una pony Shetland molto piccola, che usiamo soprattutto con i bambini. Per alcuni c’è comunque una fase iniziale caratterizzata da un po’ di paura, che però nel giro di poche lezioni viene superata. La voglia di salire è talmente grande che passa oltre il timore del primo approccio”.
In generale, come si svolgono le attività?
“Prima di prendere in carico un caso ho bisogno di avere quante più informazioni possibili e lo faccio attraverso i colloqui con i genitori, richiedendo la documentazione clinica che attesta la problematica e mettendomi in relazione con gli operatori che seguono i ragazzi negli altri ambiti. Molto spesso i nostri utenti sono seguiti anche da altri specialisti nelle varie attività che fanno come, ad esempio, logopedia, psicomotricità o sedute di psicoterapia. Questo è molto utile per scegliere il metodo di lavoro più idoneo e provare a lavorare in sinergia con gli altri terapisti”.
“Il cavallo è sempre accompagnato da un assistente perché la maggior parte dei bambini, e delle persone in generale, non è in grado di gestirlo da solo. Molti, col tempo, riescono a raggiungere questo obiettivo ma, durante l’approccio iniziale o con determinati utenti, è sempre necessario che ci sia una guida. Le attività che svolgiamo sono molto individualizzate, perché a seconda della problematica che ci troviamo davanti facciamo una proposta diversa. Ad esempio, se ho un bambino autistico lavorerò di più sulla relazione, se invece c’è una persona con problemi fisici mi concentrerò di più sull’aspetto motorio. Indubbiamente, il metodo cambia anche in base all’età della persona: con i bambini cerchiamo di svolgere attività improntate sul gioco, in quanto per loro è più motivante. A volte ci capita di svolgere anche attività in piccoli gruppi; ci serve per insegnare a relazionarsi con persone diverse dalle terapiste e a lavorare rispettando tempi e spazi altrui”.
Prima ha parlato di disturbi alimentari. In questo caso, come può l’ippoterapia essere utile a risolvere il problema?
“In questi anni abbiamo avuto casi, soprattutto ragazze, con problemi di disturbi alimentari. Per loro abbiamo scelto un metodo di lavoro improntato sull’accudimento dell’animale e sullo sviluppo dell’autostima, anche grazie a incontri basati sull’ascolto delle loro problematiche. Il cavallo, essendo un animale forte che non tutti riescono a controllare, può aiutare a far crescere il senso di autostima. Poco fa, una ragazza nostra utente, dopo aver concluso il suo percorso fatto di incontri basati sull’accudimento del cavallo e lezioni vere e proprie per imparare a cavalcare, è riuscita a uscire dal tunnel e ha chiesto di diventare volontaria, cosa che ora fa regolarmente e che la gratifica molto”.
Perché il cavallo ha qualcosa in più rispetto agli altri animali usati nella pet therapy?
“Nelle nostre sedi facciamo pet therapy solo col cavallo, si tratta di una parte importante dell’ippoterapia. Col cavallo si crea un rapporto totalmente diverso da quello che potrebbe instaurarsi con altri animali. Non si tratta solo di accudirlo o coccolarlo, ma il fatto di poterci salire sopra fa sì che si crei un legame più intimo. Il contatto tra i due corpi permette di instaurare una relazione tra la persona e l’animale, si trasmettono a vicenda le proprie sensazioni e si crea una comunicazione non verbale molto stretta. Questo aiuta moltissimo i casi di ragazzi che non parlano o che usano il corpo per la relazione con gli altri. A volte i bambini si sdraiano e si lasciano andare in un contatto strettissimo con l’animale; il cavallo lo capisce e sta lì fermo immobile. È bellissimo perché si vede proprio dall’espressione del bambino che in quel momento è del tutto sereno. Per me il cavallo è uno strumento terapeutico magico, ha una ricchezza incredibile”.