Green in Town, l’associazione che ha riportato le api a Legnano
I progetti in programma per la città grazie alla donazione de “Il Sogno di Galbo”
LEGNANO – Dopo aver conosciuto la prima delle due associazioni a cui sono stati devoluti i soldi raccolti grazie a “Il sogno di Galbo”, andiamo alla scoperta di “Green in Town” che, grazie al suo referente Andrea Moretti, ci ha illustrato i progetti presenti e futuri e ci ha ricordato l’importanza di diffondere una valida educazione ambientale.
Com’è attiva Green in Town sul territorio legnanese?
“La nostra associazione è nata a marzo 2020, ma a causa della pandemia ci siamo dovuti subito fermare, per poi riprendere nel 2022. Il principale obiettivo che abbiamo è quello di diffondere la cultura ambientale. Attualmente abbiamo attivato il progetto ‘Le Api al Castello’, al quale destineremo i fondi raccolti grazie a ‘Il Sogno di Galbo’. Abbiamo collocato otto arnie all’interno del Parco del Castello di Legnano, più precisamente nella zona del Mulino Cornaggia. Le arnie sono state colorate dai ragazzi di due centri di aggregazione giovanile, il Mazzafame e il Trivium, del quartiere Canazza, che le hanno dipinte rappresentando delle fioriture, come ciliegio, biancospino o castagno. Per noi era importante riportare le api in città e far capire che grazie a queste otto famiglie di api che abbiamo introdotto sarà possibile fare il miele”.
Quanto è importante avere una buona educazione ambientale?
“La divulgazione per noi è fondamentale, abbiamo anche fatto degli incontri nelle scuole per far conoscere i nostri progetti e la nostra associazione, in modo da far capire ai ragazzi come lavorano le api e spiegargli l’importanza che le hanno per l’ambiente e per l’uomo”.
Oltre a “Le Api al Castello” avete pianificato altri progetti?
“Un progetto che abbiamo avviato, ma che ancora non è del tutto operativo, è ‘Il Sentiero delle Farfalle’, che consiste nel piantare fiori e sementi, come ad esempio il finocchio selvatico o il cavolo, che permettono alle farfalle di riprodursi”. Ci piacerebbe anche intraprendere un altro importante progetto legato all’apiterapia, che però è più complesso dal punto di vista burocratico, ma vorremmo comunque provare a sottoporlo al comune. Poi abbiamo anche molti altre idee che stanno per partire, di cui ancora non possiamo svelare nulla, sono comunque tutte improntate sulla divulgazione della cultura ambientale”.
In costa consiste l’apiterapia?
“In una casetta di legno, di quelle prefabbricate, vengono messe delle arnie, la cui la parte posteriore viene sostituita con una rete per non fare uscire le api. Le persone, stando all’interno della casetta possono sentire i profumi dell’alveare, dati dalla cera, dal miele, dal polline e dalla pappa reale. Questi aromi, in base agli studi condotti, possono aiutare chi ha determinati problemi ai bronchi o in generale alle vie respiratorie. Chiaramente non è una medicina alternativa, ma può essere d’aiuto. Ci piacerebbe dare la possibilità ad alcune persone di entrare, magari dietro un piccola donazione, che servirebbe per sostenerci”.
Come fate a raccogliere fondi per i vostri progetti?
“Ovviamente, essendo una ODV, non possiamo vendere niente; tutto quello che abbiamo lo otteniamo attraverso le donazioni. Ad esempio, ad ottobre, durante la Festa della Smielatura, facciamo vedere tutto il processo che fa il miele, dal favo al barattolo. I vasetti poi possono essere acquistati tramite offerta; è il nostro modo per autosostenerci”.