Storie di Calcio – Sandro Mazzola, un ragazzo in Serie A
L’esordio del giovane “Sandrino” nella partita più contestata della storia del calcio italiano
LEGNANO – Iniziamo da oggi a proporvi una serie di articoli curati da CarmeloCalabrò dedicati al calcio ed alle sue storie. La prima puntata è dedicata alla gara di recupero del Campionato di Serie A 1960/61 tra Juventus ed Inter, una gara fortemente contestata, nella quale debutto un ragazzo destinato a diventare una stella del calcio italiano: SandroMazzola.
Campionato di Calcio Italiano 1960-1961. Il giorno 10 giugno 1961 si doveva giocare nella città di Torino un recupero di campionato, Juventus contro Inter.
E l’Inter si dimostrava polemica contro la Federazione, in quanto troppo tenera verso la Juventus in occasione di una invasione pacifica torinese di campo. L’Inter protestava perché il 16 Aprile 1961, la squadra nerazzurra si era recata a Torino per difendere il primato contro la Juve del giovane UmbertoAgnelli, che all’ora presiedeva anche la Federcalcio (dal 10 agosto 1959 al 7 agosto 1961).
La gara però fu sospesa dall’arbitro CarloGambarotta, per una invasione del campo da parte dei tifosi bianconeri, e pertanto fu data vinta 2-0 a tavolino ai nerazzurri dal Giudice Sportivo. Ma alla viglia dell’ultimo turno, le cose andarono diversamente. La CAF (Istituita in seno alla FIGC, organismo che giudicava in ultima istanza sulle controversie di giustizia sportiva che si presentavano nel calcio italiano) rovesciò la sentenza ed accolse il reclamo della Juventus, decidendo di far ripetere la partita il 3 giugno al termine di una burrascosa riunione, che portò anche alle dimissioni del suo presidente. La squadra nerazzurra fu ferita ed umiliata, e prese malissimo quella decisione sportiva.
A seguito di questo episodio, l’Inter, del Presidente AngeloMoratti (padre di Massimo), dopo essersi consultato con HelenioHerrera, allenatore argentino, chiamato “il mago” oppure “acca acca”, dalle due iniziali, (ogni allenatore si porta dietro le sue leggende e le sue storie), per protesta contro la ripetizione della partita, lasciarono a casa i titolari e decisero di mandare in campo la squadra dei ragazzi della Primavera (età limite dei giocatori diciannove anni, e nessuno di loro aveva mai messo un piede in seria A), guidata in panchina da GiuseppeMeazza, detto Peppino o in dialetto milanese “Peppin”. Questo mentre la Juventus schierò la sua squadra completa con tutti i suoi campioni.
Ma in quella partita, vi era un giovane, promettente, che e si chiamava Sandro o “Sandrino” Mazzola. Era molto bravo e diligente, e un vero talento. Non per niente era il figlio del grande Valentino, il Capitano del Grande Torino, la squadra più forte d’Italia, se non perfino del mondo.
Il risultato finale, a dirla tutta, fu impietoso. I ragazzi dell’Inter vennero subissati di gol dalla squadrone bianco. Il risultato finale fu una pesantissima sconfitta: nove a uno, per i bianconeri, di cui sei gol realizzati dal fuoriclasse argentino OmarSivori. Per tutti fu uno choc terribile.
Il gol della bandiera fu segnato proprio da Sandro Mazzola. Quell’ “Uno”, su calcio di rigore, dal dischetto lo firmò proprio “Sandrino”, e che segnò il suo esordio in Seria A, nella città di Torino che aveva idolatrato suo padre Valentino.
Una partita passata alla storia, con immense polemiche. In campo non ci fu partita. Una netta supremazia di gioco per i bianconeri, con il goleador Sivori.
Per la cronaca, si narra che, GiampieroBoniperti giocò con il cuore gonfio di amarezza per questa sconfitta dello sport, fatto sta, che alla fine della partita secondo qualche indiscrezione, rientrato negli spogliatoi juventini dello stadio, con il capo chino, si tolse velocemente le scarpette, e le porse al magazziniere e gli disse “le metta via, non gioco più”. E lasciò, per sempre, da quel momento, amaramente, il calcio giocato, “una scossa all’ambiente” (ovviamente non abbiamo idea di quanto ci sia di vero in tutta questa storia…) per dedicarsi in veste di Presidente, alla creazione di un mondo calcistico diverso. Ma questa è un’altra storia.
UmbertoAgnelli si dimise dal ruolo di Presidente della FGCI, carica che ricopriva, allora, insieme a quella di Presidente della Juventus.
Ma per il popolo nerazzuro il giorno della rivincita arriverà a distanza di poco più di quattro mesi, il 22 ottobre 1961, allorché lo squadrone di Herrera, in quella occasione, vinse per 4-2 sul campo della Juve, che concluderà il suo campionato al 12° posto della classifica, il peggior posto della sua storia. Una polveriera di entusiasmo particolarissima. Una marcia trionfale, vittoriosamente, straordinaria, per “i moschettieri” di Helenio.
Ma ritorniamo al giovane Sandrino. Mazzola Alessandro (che porta il nome del nonno paterno) era nato a Torino l’8 novembre 1942, durante la militanza del padre in maglia granata, ValentinoMazzola, nato nel 1919 a Cassano d’ Adda, nel milanese, un giocatore che molti reputano il più forte di ogni tempo.
Dopo di lui, il primo febbraio del 1945, nacque, suo fratello Ferruccio, anch’egli calciatore, il cui nome fu scelto dal padre Valentino, in onore dell’allora Presidente del Torino, Ferruccio Novo.
Poi la famiglia si divise, perché il padre e la mamma si separarono. Quando il papà, capitano e leggenda del Grande Torino, morì con i suoi compagni nella terribile tragedia di Superga il 4 maggio del 1949 (l’aereo, proveniente da Lisbona, su cui viaggiava la squadra del Torino, si schiantò sul fianco della basilica di Superga, poco dopo Torino), lasciò in tenera età Sandro e Ferruccio, che vissero con la propria mamma, EmiliaRanaldi.
Ma la famiglia Mazzola era già famosa. I cinegionali li avevano ripresi, più volte, specie Sandrino, a quattro anni allo stadio Filadelfia di Torino, con la maglia granata, mentre palleggiava e sgambettava in allenamento, insieme con il padre. Forse, fin da piccolo, Sandrino, figlio d’arte, già respirava il profumo del mitico manto verde del campo di calcio e la stoffa da campione.
Sandro cresce a Milano, ma in lui restano ricordi sbiaditi, il calore della mano del padre Valentino, di cui era legatissimo, stretta durante le lunghe passeggiate per le vie di Torino.
Per il calcio, fu scoperto e cresciuto nelle giovanili dell’Inter, da BenitoLorenzi (nato a Buggiano, in provincia di Pistoia), ex centrocampista, e GiuseppeMeazza, due campioni della storia nerazzurra, e vecchi amici di vita e non solo di pallone, del padre Valentino Mazzola, leggenda e gloria del Torino.
L’allenatore ispano-argentino Helenio Herrera, di forte personalità (che ha sempre creduto in Mazzola), nelle sue convinzioni, lanciò giovanissimo, Sandrino, facendolo entrare nella rosa della prima squadra nel ruolo che era stato di Antonio Valentin Angelillo, centravanti argentino.
SandroMazzola, ruolo centrocampista e attaccante, con la maglia nerazzura, ricalcando le orme del papà Valentino (che purtroppo tradito dal destino, potrà seguire il figlio Sandrino soltanto dal cielo), regalerà grandi emozioni, diventando a sua volta un’icona del calcio italiano, incollando milioni di uomini e di donne e ragazzi davanti a uno schermo.
Mazzola vincerà con l’Inter quattro scudetti, due coppe dei campioni, due coppe internazionali e sarà 70 volte Azzurro. Nella sua carriera metterà a segno gol meravigliosamente da antologia, davanti a migliaia di tifosi affollati sugli spalti, tutti uniti in un trepido boato, fino al cielo.
Sandro Mazzola è considerato uno dei migliori calciatori della storia del calcio. Protagonista per anni con la maglia dell’Inter e della Nazionale Italiana di calcio. D’altronde la popolarità del calcio non conosce confini. Una vita e una carriera in nerazzurro, con un enorme classe, e con un suo inimitabile stile. Ha legato il proprio nome a quello della squadra dell’Inter, per la quale ha giocato dal 1961 al 1977, 570 partite, con 163 gol. Terminata la carriera calcistica agonistica Mazzola, Capitano simbolo e bandiera dell’Inter, una volta appese gli scarpini al chiodo, ha ricoperto ruolo dirigenziali nel club nerazurro, l’ultimo dei quali direttore sportivo dal 1995 al 1999. Il suo ultimo incarico nel mondo del calcio è stato nella dirigenza del Torino, nel 2000 al 2003, proprio nella squadra che fu di suo padre Valentino. Una grande fetta dell’Italia e del calcio mondiale.
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