Nel secondo tempo la partita è diventata equilibrata, molto spezzettata, con poche occasioni da una parte e dall’altra: “E sicuramente -fa notare il Mister- qualche cambio non ci ha dato ragione, perché da qualche ragazzo che è entrato, soprattutto dai 2004, ci aspettiamo molto di più e questo non è avvenuto. Vorrà dire che queste sostituzioni la prossima volta non si faranno più, perché comunque se coloro che subentrano non dimostrano di tenerci come gli altri, probabilmente non è giusto che abbiano tante altre occasioni per mettersi in mostra”.
Nel finale il gol del 2 a 1 con un inserimento di un centrocampista della Varesina, non seguito alla perfezione dalla fase difensiva.
“La partita si è conclusa con il risultato di 2 a 1 per loro: noi –tira le somme Marco Casalati– nel primo tempo abbiamo fatto una buona prova. I primi 30 minuti sono stati veramente ottimi, mentre nel secondo tempo la partita è diventata più equilibrata e loro hanno preso un po’ il sopravvento nelle palle sporche, nei duelli e proprio nei duelli uno contro uno già settimana scorsa contro il Fanfulla avevamo fatto fatica e ancora oggi facciamo fatica. Ora bisogna ripartire da questi primi 30 minuti, bisogna ripartire dal fatto che occorre giocare molto più semplici e meno con il fioretto, con cose efficaci, mentre i nostri giocatori fanno troppi tocchi belli ma inutili perché il calcio è ben altro: giocate efficaci, attenzione, atteggiamento e umiltà. Ai ragazzi posso soltanto dire che hanno comunque lavorato bene in settimana, di continuare a lavorare di più, perché se lavorare bene non basta, significa che bisogna lavorare di più e meglio, ripartire dalle cose buone e semplici fatte nella partita di sabato e che probabilmente il gruppo dei 2004 deve spingere di più e deve spingere meglio. Serve avere quell’umiltà in più di riconoscere in questo momento: ‘sono in difficoltà e mi affido alla Società che mi vuol far crescere e devo dunque dare di più facendo silenzio, ascoltando e mettendo giù la testa e pedalando molto di più’. Proprio per il semplice motivo che se lavorare bene non basta, vuol dire che c’è qualcosa all’interno che mi deve far capire che in un momento di difficoltà non serve quello che penso io come giocatore, ma devo pensare a quello che serve come squadra alla Società, devo pensare a quello che serve che mi richiede il Mister per cercare di crescere. Questa cosa è quella più complicata: riconoscere una difficoltà e sapere che se mi si chiude una possibilità durante una gara, se ne possono poi aprire magari tante altre, facendo un altro tipo di gara e di lottare tutti insieme. Questo è quello che manca: c’è qualità, ci sono momenti buoni, ma ci sono poca cattiveria e umiltà, con la disponibilità di sacrificarsi tutti insieme per un obiettivo”.