Speciale Medicina – Covid-19, quanto ci vorrà per raggiungere l’immunità di gregge?

Bisognerà aspettare il 2023 perché tutto il mondo sia vaccinato contro il Covid

LEGNANO – Nuova puntata della rubrica, curata dal Dott. Dario Zava, medico che cura per il nostro giornale articoli scientifici di attualità su vari aspetti della medicina.

Questa settimana parliamo ancora di Covid-19 e del tema dell’immunità di gregge.


 

Covid-19, quanto ci vorrà per raggiungere l’immunità di gregge?

Bisognerà aspettare il 2023 perché tutto il mondo sia vaccinato contro il Covid. Al momento sono state somministrate 3,23 miliardi di dosi in tutto il mondo, di cui solo l’1% agli abitanti dei paesi poveri. Con l’attuale ritmo di vaccinazione si arriverà a 6 miliardi di dosi entro la fine dell’anno, cifra considerevole ( se si considera da dove siamo partiti) ma purtroppo ancora insufficiente. Infatti per vaccinare con due dosi circa il 70% della popolazione mondiale servono 11 miliardi di dosi, come indicano i dati pubblicati sui siti della rivista Nature e Our World in data (banca dati internazionale sulla vaccinazione Covid).

Finora il 24,4% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ma la sfida ora è rendere disponibili i vaccini in tutto il mondo, non solo in quelli ricchi, che hanno ricevuto oltre l’80% delle dosi. Lo scorso mese i leader del G7 si sono impegnati a donare dosi extra ai paesi più poveri entro la fine del 2022, ma secondo gli esperti è improbabile che con questi impegni arrivino più vaccini ai paesi poveri più velocemente, perché a frenarne l’arrivo saranno i vincoli di esportazione di Usa e Unione Europea e secondo le loro stime la popolazione mondiale sarà vaccinata interamente solo nel 2023.

Anche il programma Covax, che si era impegnato a vaccinare un quinto della popolazione di ciascun paese aderente, consegnando 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021, ha visto rallentare pesantemente la sua tabella di marcia. Ha comprato 2,4 miliardi di dosi, ma allo scorso 2 luglio ne aveva spedite solo 95 milioni. AstraZeneca, uno dei principali fornitori di Covax, non ha potuto contare sul miliardo di dosi che avrebbe dovuto produrre il Serum Institute indiano, per via dell’ondata di casi che ha colpito il paese asiatico a marzo, costringendo l’istituto a distribuirle all’interno e non esportarle. Nel frattempo i casi di Covid hanno ripreso ad aumentare in Africa, che ha ricevuto solo 18,2 milioni di dosi dei 66 milioni promessi da Covax.

L’Unione Africana, con l’aiuto della Banca mondiale, si è assicurata 400 milioni di dosi del vaccino mono-dose Johnson & Johnson, e i singoli stati africani stanno negoziando con le aziende farmaceutiche altre dosi. Ma sono in fondo alla lista, perché non hanno lo stesso potere d’acquisto dei paesi ricchi.

I rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno recentemente dichiarato che vi è la necessità i paesi donino 250 milioni di dosi per settembre. L’invito dell’Oms ai suoi stati membri è a sostenere lo sforzo di vaccinare almeno il 10% della popolazione di ogni paese per settembre, e almeno il 30% per dicembre. Ma ciò accadrà solo se i paesi condividono immediatamente le loro dosi con Covax e le aziende danno la priorità agli ordini per Covax. Le dosi date ora possono avere molto più impatto che se date tra 6 mesi.

Tutto ciò merita una riflessione, mentre in Italia e in tutta Europa ci avviamo a raggiungere entro al fine dell’estate la tanto agognata immunità di gregge, in altre parti del mondo, soprattutto in Africa, siamo lontanissimi dal raggiungere questo obiettivo e secondo gli esperti non sarà comunque possibile raggiungere l’immunità di gregge nel 2022. Non sappiamo cosa potrà generare questa disparità, di fatto in Africa il coronavirus circolerà liberamente per tutto il 2022 e non è possibile prevedere quale impatto questo avrà sulla mortalità della popolazione e sulla selezione di nuove varianti che inevitabilmente poi circoleranno in tutto il mondo.

Dott. Dario Zava