Il Carcere di Busto Arsizio diventa un focolaio
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Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria da diverso tempo denuncia la mancanza di screening del Personale di Polizia penitenziaria.
BUSTO ARSIZIO – Il covid fa il suo ingresso anche in carcere. A Busto Arsizio su cento tamponi eseguiti ad oggi sono 22 i detenuti positivi al tampone e si attendono almeno altri esiti.
Il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria da diverso tempo denuncia la mancanza di screening del Personale di Polizia penitenziaria.
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L’unico controllo di effettuato nel mese di luglio in piene ferie estive e che quindi gran parte degli agenti non si è potuto sottoporre ai test. Da luglio in poi nessun controllo se non sporadici tamponi a seguito di contatti esterni.
Ieri finalmente è iniziato lo screening agli agenti ma si è dovuto aspettare che il Sarà cov2 saltasse la cinta di via per Cassano.
“La Nostra OOSS è a conoscenza dei quanto direttore e Comandante si siano battuti affinché fossero effettuati i test sugli agenti ma nessuno dall’area sanitaria interna, tantomeno l’ente territoriale ha mosso un solo tampone – spiegano i delegati sindacali -. Oggi nella speranza che il focolaio possa spegnersi, chiediamo a gran voce che vengano effettuati controlli periodici sugli agenti operanti come sui detenuti”.
“Forse il fato o la negligenza hanno fatto anticipare i tempi dell’apertura di una sezione covid già prevista dal provveditorato regionale. Per una sezione dedicata ad alto rischio contagio, serve personale formato e preparato. Ad oggi nessun corso di prevenzione è stato istituito per preparare la Polizia Penitenziaria e oggi ci troviamo a indossare e togliere DPI senza saper come vanno indossati, come vanno tolti e soprattutto come svolgere la propria funzione davanti ad un detenuto affetto da Covid.
Non è il momento di fare polemica o cercare colpevoli. Questa è una guerra che va combattuta con dovere e collaborazione. L’unica cosa che chiediamo è sono il controlli e formazione. Sicuramente non saranno totalmente efficaci ma serviranno a rallentare e contenere il rischio di contagio in un ambiente dove la sola distanza e una mascherina non basta”.