Il virologo legnanese Paolo Viganò: “Cerchiamo vivere sereni senza alcuna chiusura totale!”

Usciamo dalla trincea e viviamo, con tutte le precauzioni del caso, ma non moriamo di inedia!
LEGNANO – In diretta col sindaco di Seregno, Alberto Rossi, il primario del reparto di infettivologia dell’ospedale di Legnano, Paolo Viganò, spiega senza drammatizzare, il momento che stiamo vivendo.
“Affrontiamo il problema sanitario tenendo aperto tutto il resto per le altre patologie” spiega Viganò. “A marzo aprile tutti chiusi in casa e l’ospedale di Legnano era deserto! C’erano dei momenti in cui giravamo dentro l’ospedale con solo pazienti per Covid e niente altro. Adesso la situazione non può essere così come non possiamo piombare in una nuova chiusura totale. Non possiamo chiudere le scuole e non possiamo chiudere la sanità perchè la vita continua e noi dobbiamo garantire servizi sanitari in una situazione attiva e non di chiusura come era allora”.
“Bisogna portare gli attuali infetti da Covid in rianimazione negli ospedali direttamente dentro l’ospedale della Fiera, liberando così gli ospedali per altre patologie. Teniamo aperte le cardio chirurgie, le neuro chirurgie e tutta l’altra parte di sanità che comporta la necessità di una rianimazione pulita”.
“Abbiamo acquisito in questi mesi competenze con pochi farmaci che sappiamo usare in maniera corretta”.
“Abbiamo tante incertezze sul virus, ma è chiaro che io stesso prevedevo un picco entro novembre ma con una intensità minore. Il virus si è allargato in estate. C’è il fatto che stiamo vivendo ed è giusto. Uscire dalla trincea significa vivere e qualche ferita viene fuori. Meglio uscire dalla trincea senza aspettare la morte. Dobbiamo vivere ed avere una sanità che affronti l’emergenza. Questo è possibile con fatica, ma è possibile!”.
“Siamo più attrezzati, le terapie le conosciamo meglio. Ricoveriamo comunque pazienti meno gravi e più rapidamente. Si spera di mandare meno gente possibile in rianimazione. Il problema lo si risolve con la tempestiva diagnosi e precoce terapia”.
“Il paziente bisogna guardarlo e valutarlo. Il tampone ha una parte della clinica. Cerchiamo di capire che è un supporto diagnostico, non ha senso farlo a tutti e bisogna uscire dall’angoscia del tampone che non dà alcuna garanzia di salute. Il tampone trova dei pezzi di genoma del virus in quel preciso istante. Non c’è alcuna sicurezza e fa la fotografia in quel momento. Tracciare va bene, andava bene a luglio, ma adesso non serve. Oggi abbiamo fatto 900 e passa tamponi a Legnano e di positivà ce n’è tanta, inutile girarsi attorno. Le persone devono mettersi in testa che devono fare un’auto quarantena se hanno sintomi”.
“Dobbiamo vivere la nostra vita normale e proteggerci”
“La persona umana è fatta per le relazioni. Il rischio c’è sempre e bisogno proteggersi. L’anziano deve muoversi, ma è meglio che non vada al circolino la mattina. Non possiamo chiuderci in casa a lavorare e a vivere. Non possiamo creare una generazione di asociali anche a scuola. Abbiamo bisogna di parlare con gli altri e tutto va modulato e gestito. E’ più rischioso lasciare in giro i ragazzi che si trovano da altre parti. Lasciamo aperte le scuole perchè i ragazzi sono più sicuri e protetti”.