Retrocessioni Serie D, Sibilia: “Siamo pronti a fare non uno ma dieci passi indietro”
Il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti torna sul problema che coinvolge tra le altre Milano City ed Inveruno
ROMA – Intervenendo alla trasmissione “Sport in Oro“, trasmessa dalla televisione del Lazio Rete Oro, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti CosimoSibilia ha parlato ancora del problema delle retrocessioni d’ufficio che ha coinvolto le ultime quattro classificate di nove gironi di Serie D, tra le quali Inveruno e Milano City, che ora sono sul piede di guerra e minacciano ricorsi.
“Di certo non ci offendiamo se qualcuno vuole fare ricorso, ci mancherebbe altro. Pensiamo d’aver fatto la scelta migliore, poi se c’è un’autorità superiore che ci dice che dobbiamo fare altro, siamo pronti a fare non uno ma dieci passi indietro, partendo dal fatto che la nostra è una proposta, che diventerà esecutiva soltanto con il voto del Consiglio Federale”.
“C’è il ricorso possibile al Collegio di Garanzia e poi ci sono Tar e Consiglio di Stato, il tutto si deve chiudere in 45 giorni – ha conitinuato Sibilia – Noi abbiamo fatto delle scelte: se qualche presidente le dovesse ritenere sbagliate allora ricorrerà al Coni e alle autorità giudiziarie amministrative”.
“Il problema è che noi dovevamo avere 36 retrocessioni. Facendo i conteggi poi dovevamo considerare chi viene dall’Eccellenza, chi ha vinto il campionato, le seconde a pari merito, avevamo degli spazi che dovevamo per forza liberare, questo è stato il motivo per cui il Dipartimento Interregionale ha fatto questa proposta”, ha spiegato il Presidente della LND.
Una retrocessione a tavolino che per alcune squadre rappresenta una pesante ipoteca sul futuro, come ammette lo stesso Sibilia: “Magari chi è stato ripescato l’anno scorso ha fatto investimenti, ma ora si trova retrocesso e non può essere più ripescato per qualche anno, ma queste sono valutazioni che saranno fatte al momento opportuno e quindi vedremo. La rabbia del momento la accetto, è fuori discussione. Vengo da questo mondo e sono stato dirigente di società. Quindi sì alla dialettica, sì alla discussione, ma non all’offesa, perché tutto questo non è stato fatto a cuor leggero”.