
Un ruolo che è molto cambiato negli ultimi 25 anni
LEGNANO – Proseguiamo nel nostro percorso di analisi con Mister BeppeFiorito, con il punto questa settimana sulla figura del terzino.
“I terzini sicuramente negli ultimi ormai 25 anni hanno assunto anche compiti diversi, l’atteggiamento del difensore esterno è cambiato totalmente poi oggi ci sono anche allenatori che chiedono addirittura ulteriori cose, come facendo giocare degli attaccanti o centrocampisti esterni con certe qualità in quel ruolo, perchè l’azione parte da dietro, quindi sono richieste certe capacità nella gestione della palla e qualità organizzative come quella di andare sempre a dare ampiezza alla squadra, creare superiorità nelle zone alte della metà campo avversaria con sovrapposizioni e inserimenti senza palla.”
“si chiede anche un piede educato per il cross tagliato dietro la difesa, sul secondo o primo palo, il terzino deve essere un giocatore completo, tecnicamente non solo bravo nell’ uno contro uno in marcatura ma con una grande spinta e capacità organica e tecnica sia per andare ad effettuare il fondamentale del cross sia per l’ 1 contro 1 nel vincere i duelli quando il terzino deve affrontare l’attaccante avversario“.
Molti sono i giovani under nelle nostre categorie schierati come terzini: “Sono scelte quelle di mettere un giovane nel ruolo di terzino identificato con un po’ meno pericoloso, ma invece a mio modesto parere quello è un ruolo molto delicato se non fai le diagonali corrette e non sei bravo nell’uno conro uno, se non hai le qualità per sfruttare quell’ampiezza caratteristica tipica del difensore esterno, è poi come giocare con uno in meno, invece il terzino deve essere di aiuto fondamentale alla squadra.”
“La maggior parte degli allenatori mettono dei giovani ma se hai poi un avversario di fronte esperto che gioca sull’uno contro uno, un terzino giovane rischia di andare in difficoltà, a meno che sia proprio un giovane bravo e forte. Difficili trovarne però tanti che possano avere questa qualità e continuità di rendimento in quel ruolo: il giovane sia che lo metti in porta che da esterno che a centrocampo o in attacco, può presentare lati positivi e negativi, ma non mi sento di dire che difensore esterno sia un ruolo dove il giovane inserito lasci più tranquillità o si rischi di soffrire meno. Questo è un un ruolo responsabilità“.
E cosa sono invece le cosiddette “catene laterali”?: “Sono le posizioni delle zone esterne dei giocatori che coprono quello spazio: nel 4-3-3 sono il terzino ad esempio destro, la mezzala e l’attaccante esterno. Se si immagina sul campo questi 3 elementi e si tirano delle linee rette si ha una forma a triangolo con la base che è la linea laterale e la punta del triangolo che è la mezzala. Questa formula geometrica viene denominata “catena” perchè in questo spazio si creano movimenti di rotazione, inserimenti e sovrapposizioni e combinazioni che riguardano e sono effettuati da questi 3 giocatori. La catena si ripete simmetricamente a sinistra. Inoltre gli attaccanti esterni del 4-3-3 possono essere a piede invertito, ossia a destra viene messo un mancino e vicersa, altri allenatori preferiscono schierare il giocatore con il piede giusto sulla fascia di competenza. Nel 4-4-2 la catena parte dal difensore esterno destro, prosegue per il centrocampista esterno della linea a 4, il 7 e da uno dei due centrocampisti, il 4 o l’ 8: questi 3 formano la catena di destra e dall’altra parte simmetricamente avviene lo stesso“.
“Devono esserci degli automatismi tra questi 3 giocatori sia in fase offensiva che difensiva: si deve trovare equilibrio per dare ampiezza, inserimento e copertura. Ciò si ottiene con un grande affiatamento, un grande lavoro anche tecnico per combinare tutti questi movimenti in maniera prima di tutto funzionale poi anche con velocità e qualità. Sono cose ricercate durante settimane di allenamenti specifici con le catene, con i giochi con possesso, i movimenti senza palla, le posizioni da tenere“.
E per quanto riguarda la spina dorsale di una squadra?: “La catena centrale dai due difensori centrali, al mediano all’attaccante, vede anche loro coinvolti sempre con coordinazione e movimenti appropriati: tutti si devono integrare con le catene di destra e sinistra, non esiste un gioco prevalente, vengono coinvolti tutti e 11 i calciatori compreso il portiere poi ci sono movimenti specifici che sono innescati magari da una catena che per esempio iniziare a palleggiare, cambia gioco, la punta viene dentro e c’è un altro inserimento sull’altro versante, ancora per sorprendere l’avversario. Ci sono dei normali movimenti senza palla, che vanno conosciuti, è un lavoro di costruzione che diviene specifico per una zona di campo, ma non sii lavora solo su quello anche se magari c’è anche un momento in cui si lavora un 15′ per una zona, perchè poi in allenamento il lavoro deve essere totale, coinvolgere tutta la squadra e bisogna sapere cosa fanno gli altri compagni di squadra“.
Alla base c’è tutto un grande lavoro con il mercato anche?: “Il lavoro più grosso e importante o quello che poi può essere determinante nella riuscita della stagione è la fase di costruzione della squadra ad aprile e maggio, prima di tutto nella scelta dell’allenatore e del ds, La società dà gli obiettivi e si costruisce la squadra assieme al ds: l’allenatore indica la sua idea di giocare per esempio con il 4-3-3 e allora si prendono giocatori funzionali per questo tipo di gioco, nel mercato si scelgono elementi idonei, si guarda anche ciò che si ha in casa e si va integrare.”
“Si costruisce, ciò non vuole dire che si azzecca tutto perchè il giocatore che hai preso e consideravi forte poi magari non rende per ciò che speravi durante il campionato. Può accadere che non stia bene, non trovi la giusta posizione, la giusta amalgama, non trovi mentalmente la giusta serenità. Sono tante le componenti che fanno rendere al 100 per 100.”
“Entra in gioco anche l’intuizione del’allenatore e la costanza nel perseguire questo concetto giornalmente. Personalmente penso che che ad esempio sviluppare tante situazioni e moduli non vada bene, il giocatore non si trova in una sua identità, invece creando una struttura dove tutti si identificano e riconoscono perchè si allenano e giocano in quel modo, riesce ad avere un compattezza all’interno della partita, di una qualità non solo tecnica ma anche di conoscenze che permette di sopperire anche alle eventuali carenze tecniche o anche di non qualità senza continuare a cambiare ruoli e posizioni.”
CSembra banale, ma un 4-3-3 è diverso dal 4-4-2 : noi siamo nei Dilettanti, le conoscenze dei giocatori non sono infinite, se si danno delle sicurezze e conoscenze ai giocatori, questi rendono di più e sono più organizzati.Se hai un’identità di squadra ben definita, ciò non vuol dire che vinci tutte, ma ci sono più garanzie e uno deve sempre credere in ciò che fa. Durante la gara si può cambiare, se gioco 3-5-2 magari si può passare ad 3-4-3. difficilmente nella nostra categoria una squadra che gioca a 3 può passare a 4 nella stessa gara, perchè ciò richiede una diversa copertura degli spazi, si creerebbe più confusione tra i giocatori. Bisogna saper portare perciò avanti sempre coerentemente il proprio lavoro e credere in ciò che si fa“.