“Bella Zio”, il romanzo di Bergomi presentato a Legnano
Tutto esaurito per la presentazione del libro dell’ex campione del mondo
LEGNANO – Un successo di pubblico per la presentazione al Palazzo Leone da Perego di “Bella Zio”, il romanzo che racconta la gioventù di Beppe Bergomi con la penna di un grande scrittore come Andrea Vitali e il contributo dello psicologo Samuele Robbioni.
Un’iniziativa della nostra testata Sport Legnano e la Galleria del Libro di Amanda Colombo che ha moderato brillantemente la serata.
Una presentazione che ha allietato la platea non solo di tifosi interisti con il locale Inter Club del Presidente Ghelardoni che ha poi omaggiato Bergomi con una targa ricordo, ma anche sportivi di tutti i colori e lettori appassionati perchè lo “Zio” è patrimonio universale del calcio italiano e soprattutto questa serata è ben riuscita perchè la letteratura sportiva è un genere affascinante e ricco di storie.
Come quelle rievocate magistralmente da Vitali nella vita che è sempre un romanzo come e soprattutto per chi come Bergomi sarebbe divenuto un giorno campione del mondo.
” La figura della mamma così come del papà di Beppe sono importanti perchè la famiglia è sempre importante. Per me è stata la prima volta che mi sono cimentato in questo genere che non è semplice ma ricco di vita ed è stato un piacere scrivere e comunicare questa storia“.
“Questa è una storia stupenda non tanto di un campione del mondo ma di un ragazzo che ha fatto tanti sacrifici per un obiettivo che è sempre importante da coltivare con responsabilità e anche divertendosi” ha sottolineato Samuele Robbioni.
“Quando ero ragazzino feci un provino al Milan ma non mi presero ma il calcio era la mia passione e fui ricercato dall’Inter quando ero alla Settalese: andavo a San Siro a vedere il calcio prima di tutto e giravo il primo anello per osservare da vicino le squadre quando attaccavano. Quando l’Inter di Bersellini vinse lo scudetto ci fu lo svolta nerazzurra della mia vita” ha raccontato Bergomi.
Lo “Zio” che nell’agosto del 1982 fu convinto in ritiro a tagliarsi i baffi da Salvatore Bagni, ha poi smesso giusto 20 anni fa, nel 1999, con qualche rammarico: “Penso che avrei potuto dare ancora un contributo d’esperienza al nuovo allenatore (ndr Lippi), conoscendo bene l’ambiente, perchè ho sempre cercato di essere un capitano leader silenzioso, dando per primo l’esempio, arrivando per primo al campo e andandomene via per ultimo, per far capire cosa voleva dire vestire la maglia dell’Inter. Asquadra che ha avuto tanti capitani, ma il più rappresentativo rimane per me Giacinto Facchetti“.