Jacopo Dolci della Rari Nantes si racconta a SportLegnano

Il nuotatore venticinquenne ci parla della sua carriera, fino all’approdo nei Master
LEGNANO – Ore 22.20 del 5 luglio, in un bar di Legnano affollato di ragazzi gioiosi e rilassati, con una festa a bordo piscina dove la musica la fa da padrona, incontriamo Jacopo Dolci, nuotatore Master della Rari Nantes Legnano, classe 1993.
Ma voi nuotatori non vi fermate mai? Ormai praticamente tutti i corsi sono fermi, le scuole finite, tu invece arrivi direttamente dall’allenamento.
“No, nemmeno a luglio! Ma non è un problema, ci dobbiamo allenare per forza in vista dei Campionati Italiani Master di fine mese, è un periodo intenso, poi però ricominciamo a ottobre, mentre tutti gli altri sport prendono avvio a settembre”
Hai toccato subito un dettaglio importante, la parola Master, ci vuoi spiegare bene cosa significa?
“Sono Master tutti quei nuotatori che hanno superato i 25 anni di età e non hanno intrapreso la carriera agonistica, come me. Ogni settimana ci sono delle gare a cui le varie società possono partecipare con i propri atleti, divisi per categorie che scalano ogni 5 anni di età, anche se poi in vasca si va tutti insieme, senza distinzione. Per ogni risultato individuale vengono attribuiti dei punti e alla fine della giornata di gare la somma dei vari punti stabilisce la classifica a squadre”
Hai uno stile preferito oppure tutti vi allenate indifferentemente per ogni stile?
“No no, lo stile libero è obbligatorio per tutti i nuotatori durante gli allenamenti, è un po’ la nostra corsa di riscaldamento, poi ciascuno si specializza in uno stile ben definito, e il mio è delfino. Capita poi durante gli allenamenti di fare qualche vasca a rana o dorso, così come anche nelle gare miste, come i 200 misti, ma raramente”
Facciamo un passo indietro, raccontaci degli inizi, hai cominciato a nuotare perché è uno sport completo, come si usa dire?
“Eh sì (ride ndr), mi hanno messo in vasca i miei genitori quando ancora andavo all’asilo, per un paio di anni, poi ho frequentato i corsi in prima e seconda elementare, ma ti dirò che il nuoto non mi piaceva come sport, infatti alla proposta di avviarmi alla preagonistica ho risposto deciso di no e sono andato a fare calcio, atletica, pallavolo e una miriade di altri sport”
E come sei tornato in vasca, dopo l’abbandono iniziale?
“Ho ripreso a nuotare verso i 16 anni, quando frequentavo già il liceo, con tre allenamenti alla settimana e questo conta tanto nello sviluppo successivo di un atleta. Ancora oggi infatti c’è una differenza abissale fra chi, come me, ha smesso per qualche anno e chi, al contrario, ha nuotato regolarmente, perché gli altri hanno una capacità di resistenza molto più alta, magari hanno provato ad allenarsi anche cinque o sei volte a settimana, più le gare la domenica, loro vanno letteralmente il doppio di me!”
Dal niente a tre allenamenti alla settimana?
“In realtà non era quello il mio obiettivo, semplicemente mi mancava la piscina e ho deciso di ricominciare, tranquillamente e senza grandi traguardi in cui sperare. In piscina a Legnano c’era un corso della Rari Nantes in cui si allenavano i giovani, gli Under 25 che avevano lasciato l’agonismo ma volevano continuare a nuotare, e mi sono aggregato a loro. Diciamo che era un gruppo di ragazzi ormai troppo forti per i corsi normali in vasca media, ma senza le velleità dell’agonismo, la giusta via di mezzo. Inizialmente non facevamo le gare, ma gli allenamenti erano comunque durissimi”
Quanto è durata questa fase di transizione, prima dell’accesso ai Master veri e propri?
“In realtà sono diventato Master ufficialmente solo l’anno scorso, per questioni anagrafiche, nel frattempo qualche gara l’ho fatta, ma prevalentemente i miei allenamenti erano fini a se stessi, e anche per mio interesse personale. Lo scorso anno poi c’è stata una sorta di rivoluzione, per cui sono stati uniti i corsi Master e quelli Under 25, così gli allenamenti sono diventati molto più duri, perché divisi per livelli, ogni vasca con un’intensità diversa”
Il tuo livello attuale qual è?
“Quest’anno sono passato ad allenarmi con i più forti, ovviamente rimango sempre in coda, ma per me è già una grande soddisfazione essere in vasca con loro. Rispetto all’anno scorso i tempi di ripartenza si sono abbassati di circa 5/10’’ ogni 50 metri, che calcolati su una distanza più lunga sono moltissimo tempo, ma questo è solo uno sprone a migliorare, e infatti negli ultimi dodici mesi sono cresciuto molto a livello atletico e prestazionale, salvo poi calare leggermente verso marzo di quest’anno, dopo i Campionati Regionali di Brescia e Lodi, dove sono andato molto forte, dando davvero tutto, quindi un calo era prevedibile e fisiologico”
Sappiamo tutti che la vita del nuotatore è molto dura, come è scandita la tua settimana?
“Gli allenamenti sono sempre tre volte alla settimana, e durano circa un’ora e un quarto l’uno, in più alcuni integrano anche palestra, ma io sinceramente non ce la faccio, sarebbe troppo per il mio fisico. Quindi fissi siamo in piscina il lunedì, il mercoledì e il venerdì, più il sabato mattina, che funge spesso da recupero, nel caso qualcuno salti un allenamento settimanale, è difficile però trovare un nuotatore che partecipi a tutte e quattro le sessioni”
Torniamo un attimo alle gare, quante ne fai all’anno?
“Partiamo dal presupposto che di gare ce ne sono una ogni weekend, senza problemi. Il movimento Master in Lombardia è enorme, fai conto che solo in zona ci sono tre squadre a Legnano (Rari Nantes, B-Fit e Nuotatori del Carroccio), e una a Cerro Maggiore, quindi figuriamoci in tutta la Lombardia. Io personalmente partecipo a circa una gara al mese, ma comunque non è obbligatorio, uno è iscritto alla società e si gestisce come preferisce a seconda dei suoi impegni, magari gareggiando solo un paio di volte l’anno”
Quanto è faticoso il nuoto, fatto ad alti livelli?
“La vita del nuotatore ha i suoi pro e i suoi contro, come tutti gli sport. Il nuoto di per sé è uno sport difficilissimo, perché ti sfianca, ti stronca il fiato e i muscoli, è molto faticoso, perché sei sempre in acqua, dove la resistenza è ovviamente maggiore e la tua muscolatura lavora il doppio. Pertanto serve una preparazione muscolare adeguata, altrimenti finisci l’allenamento che nemmeno ti reggi in piedi in doccia. Alla fine però dipende da quanto uno riesce a gestirsi e da quanto si vuole spingere oltre, insomma, dagli obiettivi personali. Io per esempio sono molto competitivo, più con me stesso che con gli altri, quindi esco sempre dalla vasca molto stanco, ma felice”
Come hai fatto, e come fai, a coniugare nuoto, studio, divertimenti? Qualche sacrificio o riesci a vivere tranquillamente la tua vita fuori dalla piscina?
“Sicuramente sono agevolato dal fatto di abitare vicino alla piscina, quindi nell’economia del tempo speso da quando esco di casa a quando rientro non passano più di due ore. Quando frequentavo il liceo facevo anche palestra, ma sono sempre riuscito a coniugare bene il tempo del nuoto con quello della vita privata. Alla fine in ogni ambito volere è potere, a me il nuoto piace, da quando ho ricominciato, a 16 anni, l’ho sempre fatto con passione e non l’ho mai visto come perdita di tempo o come sottrazione di minuti preziosi allo studio o alle uscite con gli amici. Poi è capitato di studiare la notte per prepararsi ad un’interrogazione o a un esame, ma non è mai stata la norma. Sicuramente a qualcosa ho dovuto rinunciare, magari a una partita di calcio, o a un film, ma il nuoto è sempre stata la mia priorità, quindi non posso parlare di sacrifici, l’ho fatto con piacere”
Puoi dunque suggerire il nuoto come modo per staccare la spina dai piccoli problemi quotidiani?
“Piccoli e grandi problemi quotidiani, ma non solo il nuoto, direi ogni sport. Prendersi una pausa dalla frenesia di tutti i giorni lo considero indispensabile, altrimenti si finisce per scoppiare. In quelle due ore non penso più a niente, non ho smesso di nuotare nemmeno prima della maturità, perché dovevo avere la mia valvola di sfogo, e infatti alla fine ho affrontato il tutto con grande serenità, proprio grazie al nuoto”
E a livello amicizie?
“Qualcuno pensa che il nuoto non sia uno sport socializzante, perché ti vede sempre con la testa sott’acqua, isolato dal mondo. La cosa può essere in parte vera, ma solo in superficie, perché dopo anni di allenamenti sempre insieme si forma un bel gruppo, quindi la componente sociale rimane ugualmente forte. Siamo persone che condividono sacrifici e fatiche, quindi spesso basta uno sguardo per comunicare, senza bisogno di troppe parole”
Se dovessi dare un consiglio a un adolescente in crisi, sull’orlo dell’abbandono ma spinto dalla grande voglia di continuare a allenarsi e gareggiare, cosa gli diresti?
“Gli risponderei che studio e nuoto non si escludono l’uno con l’altro. Io ho frequentato il Liceo Classico che, senza nulla togliere agli altri istituti, è una scuola di vita bella tosta, poi mi sono iscritto a Beni Culturali, cominciando a gareggiare proprio nel pieno dell’attività universitaria, eppure ho sempre trovato il tempo sia per nuotare sia per studiare, quindi non ci si deve scoraggiare. Sul piano sociale invece, come ho detto prima, non è il nuoto che ti fa perdere le amicizie, o che ti isola nel tuo mondo, quindi il mio consiglio è, se una cosa piace, il nuoto come qualsiasi altro sport, la passione deve essere il carburante per andare avanti, se manca quella è giusto smettere, perché diventa quasi un obbligo macchinoso, un’abitudine”
Il tuo futuro invece? Ti vedi sempre in vasca?
“Per ora sì, se anche mi dovessi trasferire, magari per motivi di studio, penso che la prima cosa che farei sarebbe cercare una piscina con una squadra Master in cui nuotare e, in mancanza di quella, mi accontenterei anche del nuoto libero. Poi ovviamente tutto dipenderà da come reggerò a livello fisico, perché ad un certo punto so che sarà difficile mantenere questi livelli, per cui arriverà il momento in cui dovrò ridurre gli allenamenti, e non sono nemmeno il fanatico che senza nuoto non sa stare, quando sarà quel tempo appenderò tranquillamente la cuffia al chiodo, senza farne una tragedia”